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Cassazione Sentenza del 5 marzo 2009 Cittadinanza più facile per i discendenti di italiane

Cassazione Sentenza del 5 marzo 2009 Cittadinanza più facile per i discendenti di italiane     
A causa di una legge del 1912, poi giudicata incostituzionale dalla Consulta, tantissime emigranti italiane persero la cittadinanza solo perché avevano sposato uno straniero. Ora i loro discendenti nati all’estero potranno riconquistarla.
A fare da apripista è il caso di Miriam E., nata al Cairo nel 1962 e nipote di un’italiana che aveva perso la cittadinanza dopo il matrimonio con un egiziano. Le sezioni riunite della Cassazione hanno riconosciuto qualche giorno fa il diritto della donna a vedersi consegnato il passaporto tricolore.
Il ragionamento dei giudici è il seguente. Se la nonna non avesse perso la cittadinanza, anche il papà di Miriam sarebbe stato italiano e avrebbe quindi trasmesso la cittadinanza a sua figlia. Dal momento che la legge che ha fatto perdere la cittadinanza alla nonna è stata dichiarata incostituzionale (discriminava le donne rispetto agli uomini), bisogna rimediare anche alle sue conseguenze.
Miriam E. aveva iniziato al sua battaglia legale nel 2003, citando in giudizio il ministero dell’Interno che aveva rifiutato di riconoscerla come cittadina italiana. Tribunale e Corte appello di Roma non le hanno danno ragione, ma ora la Cassazione ha accolto il suo ricorso.       
Scrivono i supremi giudici che "gli effetti prodotti da una  legge ingiusta vengono meno, anche in caso di morte degli ascendenti,  con la cessazione dell’efficacia di tale legge". Dunque, "riacquista  la cittadinanza italiana dal 1 gennaio 1948 anche il figlio di una  donna nato prima di tale data e nel vigore della legge 255 del 1912,  determinando il rapporto di filiazione, dopo l’entrata in vigore  della Costituzione, la trasmissione a lui dello stato di cittadino,  che gli sarebbe spettato di diritto senza la legge discriminatoria; da quest’ultimo quindi lo stato, per il rapporto di paternità, deve  trasmettersi a Mariam E.".

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