“I profughi potrebbero chiedere asilo dai Paesi di transito e poi essere trasferiti in Europa. L’Italia faccia la sua parte, senza scaricare le responsabilità”
Roma – 25 agosto 2014 – “Decisioni concrete possono essere prese se c’è la volontà politica di mettere in atto alternative alla traversata del mare. In altre parole, bisogna dare ai richiedenti asilo un’ulteriore possibilità anziché lasciarli alla mercé dei trafficanti”.
Lo ribadisce oggi a La Stampa la presidente della Camera Laura Boldrini.
“ Va sicuramente in questa direzione – spiega – il “resettlement": vuol dire fare domanda d’asilo presso l’Unhcr nei Paesi di transito, come la Libia. A chi viene selezionato si dà la possibilità di essere trasferito legalmente e senza rischi nei Paesi che ne offrono la disponibilità. Ed è a questo punto che subentra la volontà politica”.
“Purtroppo negli anni scorsi, -nota Boldrini – mentre Stati Uniti, Canada, Australia hanno offerto a decine di migliaia di persone questa opportunità, i Paesi dell’Ue non hanno certo brillato”.
La presidente della Camera parla anche delle accuse mosse all’Italia, che non identificherebbe i profughi, in modo che possano chiedere asilo in altri paesi dell’Ue.
“Se noi vogliamo ottenere più condivisione e sostegno europeo per il soccorso in mare – dice – dobbiamo fare la nostra parte nell’accoglienza, senza dare quindi l’impressione di voler scaricare le nostre responsabilità sugli altri. Se lei fosse un richiedente asilo, non cercherebbe di raggiungere un Paese dove può avere una migliore accoglienza anziché rimanere in quello dove si deve arrangiare?”
“ Per questo – conclude la presidente della Camera – è importante che vi sia un’armonizzazione degli standard: per evitare che tutti vogliano andare dove si sta meglio, con le inevitabili tensioni tra Stati che ne derivano”.