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Carfagna: “No al burqa, ostacola l’integrazione”

Il ministro alle pari opportunità: "Non c’è spazio per culture che sottomettono le donne". 5.500 chiamate al numero antiviolenza ‘Non più sola’
Roma – 12 ottobre 2009 – Mara Carfagna, ministro per le pari opportunità, si arruola alla battaglia contro l’utilizzo dei veli integrali in Italia, già portata in parlamento da due proposte di legge del Pdl e della Lega.

“Sono assolutamente favorevole a una legge che vieti in Italia il burqa e il niqab simboli di sottomissione della donna e ostacolo a una vera politica di integrazione. Non in quanto simboli  religiosi, come, per esempio, il velo, bensì per le storie che  nascondono, storie di donne cui vengono negati diritti fondamentali  come l’istruzione o la possibilità di lavorare, storie di violenza e  di sopraffazione"” ha detto il ministro alla presentazione dei dati del numero verde antiviolenza ”Non  più Sola” 800.911.753.

"Di questo – ha annunciato Carfagna – parlerò anche con i  colleghi Roberto Maroni e Mariastella Gelmini. Perchè, per esempio,  vietare burqa e niqab nelle scuole, luogo primario di integrazione ed  emancipazione, può essere un segnale importante”.        

La condizione delle donne immigrate, ha aggiunto il ministro  ”ci allarma e ci preoccupa” a causa di ”civiltà e tradizioni  diverse, a volte in condizione di incompatibilità” con le nostre. ”Dobbiamo far capire alle donne che vengono nel nostro paese che in Italia le donne godono di pari  diritti e di pari dignità rispetto agli uomini, e che non c’e’ spazio per culture, tradizioni o religioni che vogliono confinare la donna in uno stato di soggezione e di inferiorità”.

5.500 chiamate a ‘Non più sola’

Sono quasi 5.500 le richieste d’aiuto arrivate   1 novembre 2008 al 31 agosto 2009 al numero verde antiviolenza ”Mai piu’ Sola” 800.911.753, promosso da Acmid Donna Onlus, Associazione della Comunità Marocchina in Italia delle Donne, con il contributo  della Fondazione Nando Peretti. Il numero risponde in quattro lingue: italiano, arabo (compreso il dialetto marocchino), inglese e francese, offendo alle vittime  primo soccorso, sostegno psicologico e consulenza legale.

Direttamente dalle donne sono giunte l’81% delle richieste mentre il 10,2% e’ arrivato da assistenti comunali e assistenti sociali. Tra le motivazioni della chiamata al primo posto, con il 34%, figura la sottrazione di documenti, seguita con il 32% dei casi dalla poligamia, dal rapimento o dalla minaccia di rapimento dei figli con il 25,6% e da difficolta’ da matrimoni misti con l’8,4%.

"Dal 2007 molti passi sono stati compiuti a  favore delle donne maltrattate, abusate, segregate, grazie all’impegno dei volontari di ‘Mai più sola’ che, giorno e notte, forniscono un  supporto di prima assistenza e di ascolto alle immigrate vittime di  violenza dentro e fuori dalle mura domestiche. Una volta in Italia  le donne  immigrate spesso restano all’oscuro dei loro diritti e dei servizi  sociali e sanitari a cui possono accedere" ha commentato Souad Sbai, deputata Pdl e presidente Acmid Donna.

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