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Cie. I giornalisti insistono: “Maroni, lasciaci entrare”

Lunedì sit in davanti ai Centri dove sono rinchiusi clandestini e richiedenti asilo, che una circolare di Maroni ha reso off limits per l’informazione. “Si nasconde così la violazione dei diritti umani?”

 

Roma – 21 luglio 2011 – Lunedì prossimo parlamentari, consiglieri regionali, giornalisti, sindacalisti, associazioni e attivisti della società civile saranno davanti ad alcuni Centri di Identificazione ed Espulsione  e Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo per reclamare il diritto ad accendere i riflettori su queste strutture e sulle persone che vi sono trattenute.

È la protesta promossa dai rappresentanti dei giornalisti (Fnsi e Ordine), da un gruppo di associazioni (Art. 21, Asgi, Primo marzo, Open Society Foundation, European Alternatives ) e dai parlamentari Jean Leonard Touadi, Rosa Villecco Calipari, Savino Pezzotta , Livia Turco, Fabio Granata, Giuseppe Giulietti, Furio Colombo e Francesco Pardi. Si intitola “LasciateCIE entrare” e arriva dopo gli appelli al ministro dell’Interno Roberto Maroni, caduti nel vuoto,  per garantire l’informazione su ciò che succede dietro le sbarre dei centri.

“I Centri di Identificazione ed Espulsione, così come i Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo, sono da tempo off limits per l’informazione, luoghi interdetti alla società civile e in cui soltanto alcune organizzazioni umanitarie arbitrariamente scelte riescono ad entrare” spiegano i promotori.

“Una circolare emanata lo scorso aprile dal Ministro dell’interno – ricordano –  ha reso ancora più inaccessibili tali luoghi, fino a data da destinarsi, in nome dell’emergenza nordafricana. Giornalisti, sindacati, esponenti di associazionismo antirazzista umanitario nazionale e internazionale sono considerati secondo un intralcio all’operato degli enti gestori e per questo tenuti fuori. Questo si traduce di fatto in una sospensione del diritto-dovere di informazione che si va ad aggiungere alle tante violazioni già riscontrate in questi centri”.

“Non potendo entrare diviene legittimo pensare che in essi si determinino condizioni di vita inaccettabili e ripetute violazione dei diritti. Le poche fonti reperibili di notizie diventano i video registrati da cellulari, dagli immigrati trattenuti nei centri, le lettere che riescono a partire dall’interno, le telefonate e le testimonianze rese da chi esce o fugge, e quanto arriva non è certo dimostrazione di trattamento rispettoso dei diritti umani”.

A questo si aggiunge adesso l’innalzamento a 18 mesi del tempo massimo di permanenza dei Cie decretato dal governo, che ha ottenuto il via libera della Camera dei Deputati e ora è all’esame del Senato. “Questo aumenta il disagio e la sofferenza in cui si ritrovano persone che non hanno commesso alcun reato. Gravi lacune si registrano poi nell’esercizio del diritto alla difesa”.

“Chi opera nell’informazione – concludono i promotori  – ritiene fondamentale avere modo di poter far conoscere alla pubblica opinione quanto in questi luoghi avviene, le ragioni dei continui tentativi di fuga e rivolta, dell’aumento dei casi di autolesionismo che spesso sfociano nel tentativo di suicidio. L’informazione deve poterne parlare, la società ha il diritto di sapere. Così come migranti e i cittadini stranieri hanno il diritto di essere informati ed assistiti dai legali, dalle associazioni e dai sindacati”.

I sit-in di LasciateCIE entrare si svolgerà il 25 luglio davanti a  CIE e CARA di Roma, Bologna, Modena, Gradisca, Torino, Milano, Bari, Cagliari, Santa Maria Capua Vetere, Trapani, Catania, Lampedusa, Porto Empedocle.

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