Tesfaye (Rete G2): “I diritti dei minori non hanno colore politico, sarebbe imperdonabile non realizzare la riforma in questa legislatura. Siamo italiani, basta con la precarietà esistenziale delle seconde generazioni”
Roma – 1 aprile 2016 – “La riforma è a portata di mano. Al Senato abbiamo chiesto di fare presto e dare finalmente la cittadinanza italiana a un milione di figli di immigrati“.
Isaac Tesfaye ha 31 anni e fa il giornalista. Mercoledì scorso , però, era in commissione affari costituzionali come attivista della Rete G2 Seconde Generazioni. Con lui le compagne di lotta Lucia Ghebreghiorges, Neva Besker e Paula Baudet Vivanco. Tutti nomi da italiani e italiane di oggi, che chiedono una legge che ratifichi una volta per tutte questa condizione.
“Noi vorremmo che la riforma arrivasse in porto prima delle elezioni amministrative di giugno e crediamo che ci siano le condizioni perché questo avvenga. La presidente Finocchiaro non ha dato scadenze precise, ha detto che ora la riforma camminerà, ma anche che ci sono altri provvedimenti urgenti dei quali deve occuparsi la commissione. Non vogliamo però finire di nuovo in coda e magari fermarci ancora a causa della campagna elettorale. È arrivato il momento, non c’è più tempo da perdere” dice Tesfaye a Stranieriinitalia.it.
Mercoledì in Commissione il presidente dell’Unicef ha fatto notare che a fine maggio ci celebrerà anche il venticinquennale della ratifica da parte dell’Italia della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia e che per questo sarebbe ancora più significativo approvare ora la riforma della cittadinanza.
“Sarebbe un altro passo avanti fondamentale – ribadisce Tesfaye – per i diritti dei minori in Italia. E, proprio perché parliamo di diritti dei minori, bisogna evitare il più possibile un dibattito politicizzato, su base ideologica. Il faro deve essere per tutti la condizione dei figli degli immigrati, una condizione oggi critica, che chiama in causa interessi superiori, da affrontate con uno sforzo trasversale, per arrivare a una soluzione”.
Non le pare che nella discussione siano già entrati argomenti lontani dalla riforma? Il centrodestra continua a tirare fuori l’emergenza profughi e l’emergenza terrorismo.
“Per il momento la relatrice ha ben distinto i piani, sta portando avanti la discussione tenendola ancorata alle seconde generazioni. Tirare in ballo i flussi dei profughi o il terrorismo è assolutamente strumentale. Vuol dire alimentare paure che nulla hanno a che fare con questa riforma. Parliamo di minori cresciuti in Italia, radicati in questo Paese, le polemiche su altri argomenti lasciano il tempo che trovano”.
Con quali forze politiche dialoga la Rete G2 per portare a casa la riforma?
“Noi dialoghiamo da sempre con tutti, incontriamo ogni schieramento disponibile a riceverci per spiegare le ragioni delle seconde generazioni. Ripeto, i temi che ci riguardano devono essere slegati dalle polemiche politiche, parliamo di diritti che non devono diventare bandiere di questo o di quello schieramento. Per questo Rete G2 è apolitica, apartitica e aconfessionale. Questa legge sulla cittadinanza è assolutamente anacronistica, quindi confrontiamoci e cambiamola al più presto”.
La legge è anacronistica, ma non crede che anche la politica non sia al passo con i sentimenti del Paese? Nei sondaggi gli italiani si mostrano sempre molto aperti sulla cittadinanza per le seconde generazioni…
“Non bisogna generalizzare. In Parlamento c’è chi si è impegnato molto su questo fronte, altri invece vanno contro i sentimenti e la realtà del Paese. L’Italia è andata avanti, il Parlamento deve prenderne atto e non lasciare lo status quo, ma fare finalmente qualcosa per un milione di giovani già profondamente italiani. L’Italia è il loro Paese, ma si scontrano con una legge che non riconosce questo dato di fatto”.
E che a volte vuole addirittura cacciarli dall’Italia, come con Luca Neves?
“Il caso di Neves è uno dei tanti che evidenziano la precarietà esistenziale delle seconde generazioni, con vite stravolte e piene di impedimenti legati al mancato riconoscimento della cittadinanza. Luca e altri, compresa Alessandra Samira Mangoud [nata, cresciuta, discriminata e morta da straniera in Italia ndr.], sono stati citati da Neva Besker nel suo intervento in Senato, proprio per portare all’attenzione della commissione fatti concreti, non pretese astratte, campate in aria”.
Questa riforma, se passerà, renderà italiani i figli, ma lascerà stranieri i genitori. Come crede che reagiranno?
“In Parlamento si è deciso di dividere le due questioni, per portare a casa il risultato almeno per i minori. È compromesso, ma se passerà sarà positivo anche per i genitori. Una sorta di risarcimento, con l’Italia che dà ai loro figli quello che non ha ancora dato a loro. Ovviamente ci auguriamo che si possa presto mettere mano anche alle regole sulla cittadinanza per gli adulti. Ora però, è il momento delle seconde generazioni”.
Quanto è lontano il traguardo?
“Non è mai stato così vicino. C’è un testo sul quale la maggioranza ha già trovato un accordo e che, con tutti i suoi limiti, è stato comunque già approvato alla Camera dei Deputati. Il traguardo è davvero a un passo, sarebbe imperdonabile non tagliarlo in questa legislatura”.
Elvio Pasca