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Dal governo nuove norme su richiedenti asilo e rimpatri

Un grado di giudizio in meno per le domande d’asilo, volontariato per i profughi, Centri Permanenti per il Rimpatrio in ogni Regione. Queste e altre novità nel decreto legge uscito oggi dal Consiglio dei Ministri

 

Roma – 10 febbraio 2017 – Migliorare l’accoglienza, rispondere più velocemente a chi chiede asilo e rimpatriare chi non ha diritto a restare in Italia. Per il governo sono emergenze, che giustificano un decreto legge sull’immigrazione varato oggi. 

Il testo approvato in Consiglio dei Ministri contiene misure delle quali si parla da tempo, a cominciare dalla possibilità per i Comuni, d’intesa con i Prefetti, di impiegare i richiedenti asilo in lavori di pubblica utilità. Non saranno lavori forzati. “Si tratta – ha spiegato il ministro dell’Interno Marco Minniti – di colmare il vuoto dell’attesa, sia per il richiedente asilo che per la comunità che lo ospita. Prevediamo al possibile di rendere un servizio naturalmente su base volontaria e su base gratuita”. 

Intanto, si cercherà di andare verso un modello di accoglienza diffusa, come quello con l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Il Viminale, insieme all’autorità nazionale anticorruzione, ha scritto dei contratti tipo per la gestione dei centri di accoglienza che prevedono il superamento del gestore univo, la tracciabilità dei servizi e poteri di ispezione rafforzati da parte del Ministero. 

Il decreto interviene su tutta la filiera delle domande d’asilo. Innanzitutto, rafforza le Commissioni Territoriali: Minniti ha annunciato “procedure di assunzione straordinaria di 250 specialisti, con specifiche competenze e professionalità tese a velocizzare al massimo i tempi di decisione”. 

Sono però soprattutto i ricorsi a preoccupare il governo. “Aumentano i numeri ma aumenta anche complessità di riccostruzione del fenomeno. I posti da cui le persone partono sono molti di più e molti diversi  e comprendere se c’è presupposto per il riconoscimento dello status di rifugiato è più complicato di qualche anno fa” ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando. 

Il decreto prevede quindi l’istituzione di 14 sezioni specializzate in immigrazione e protezione internazionale presso altrettanti tribunali, i più esposti, dove lavoreranno magistrati con una formazione specifica. Questa dovrebbe garantire anche una giurisprudenza più omogenea. 

Si interviene, poi,  sulle procedure. La novità principale, pure questa ampliamente annunciata, è la soppressione di un grado di giudizio: dopo il no della Commissione, il richiedente asilo potrà rivolgersi al tribunale, che procede “in camera di consiglio con udienza eventuale”. Chi rimedierà un’altra bocciatura,  potrà ricorrere solo direttamente in Cassazione.

Secondo Orlando, questa procedura comunque “corrisponde al modello di giusto processo affermato a livello europeo come definito da Corte Europea per i Diritti dell’Uomo” ed è bilanciata da un rafforzamento delle garanzie davanti alla Commissione Territoriale. Lì il colloquio con il richiedente asilo sarà videoregistrato  e reso poi disponibile al giudice. 

“Filmare il colloquio, fare in modo che resti agli atti e sia l’elemento sul quale poi il giudice è chiamato a valutare fa sì che una procedura ancora formalmente amministrativa assomigli sempre di più a passaggio di carattere istituzionale” ha spiegato il Guardasigilli. “Si determina un procedimento molto più snello, che però non indebolisce le garanzie”.

Per chi non ha diritto all’asilo o ad altre forme di protezione e quindi è considerato un immigrato irregolare, il governo vuole rendere più efficace il meccanismo dell’espulsione.  Per questo il decreto prevede l’istituzione di nuovi Centri Permanenti di Rimpatrio, dove trattenere chi deve essere espulso fino a quando non viene identificato e “accettato” dal paese d’Origine. Saranno strutture di piccole dimensioni, con una capienza complessiva di 1600 posti, uno per ogni Regione, possibilmente fuori dai centri e vicine a grandi infrastrutture e di trasporto.

“Sono cosa totalmente diversa dai vecchi Cie, che erano centri molto grandi in cui spesso c’era violazione di diritti” ribadisce il ministro dell’Interno e aggiunge che proprio perché questo non accada di nuovo nei nuovi CPR saranno controllati dal Garante per i Detenuti: “Su queste cose non ci possono essere parole non dette”. “Se funziona il sistema dei rimpatri forzati di rilanciano anche i rimpatri volontari assistiti, per  quali il mio ministero ha deciso di raddoppiare i fondi”. Infine, il mantra:  “Severità con chi non rispetta le regole, integrazione per chi è nelle regole”. 

Elvio Pasca

 

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