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Denunce negli ospedali, no dalle Regioni

La Puglia varerà  un decreto per fermare i medici delatori. Lazio, Piemonte, Toscana, Marche e Umbria pronte a seguirla

Roma – 7 febbraio 2009 – Inizia la Puglia, ma anche altre Regioni interverranno contro la segnalazione dei clandestini che si curano negli ospedali. E prima ancora che la norma , approvata per ora solo dal Seant, diventi legge, arriveranno decreti e circolari per fermare i medici delatori.

Il governatore pugliese Nichi Vendola è pronto a “revocare la convenzione ai medici di base che segnaleranno la presenza di clandestini nei propri ambulatori”. Il piano sanitario pugliese prevede infatti che anche gli irregolari possano usufruire delle cure del medico di base.

La giunta regionale pugliese varerà nei prossimi giorni un decreto per imporre il  ‘segreto’. "Nel frattempo, inviteremo i  medici di famiglia a "non applicare" l’emendamento al Ddl sulla  sicurezza che, anche se deve avere ancora il via libera della Camera,  rischia di essere già attuato da qualche medico troppo zelante" annunciava ieri l’assessore alla Sanità dimissionario Alberto Tedesco.

Il provvedimento andrà applicato anche negli ospedali e nei pronto soccorso.  "Una volta approvato il decreto –ha spiegato  Tedesco- invieremo una  circolare a tutte le aziende sanitarie per imporre il segreto nelle  strutture pubbliche". 

Il fronte delle Regioni è però destinato ad allargarsi.


“E’ una misura non umana e oltre tutto sbagliata dal punto di vista sanitario: se il provvedimento passasse chiederò ufficialmente ai medici di agire in modo da mantenere la sicurezza sanitaria sul territorio” ha deto la presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso .

Il governatore del Lazio,  Piero Marrazzo, trova di “estrema gravità la  norma che prevede la delazione da parte dei medici degli stranieri che dovessero ricorrere alle loro cure: espressione di un atteggiamento  supino a una minoranza xenofoba e illiberale che non deve avere  quartiere nel nostro Paese”.    ”La Regione Lazio fara’ quindi quanto possibile -ha annunciato ieri   per garantire libertà e rispetto dei diritti nel proprio territorio. 

L’assessore alla salute della Toscana, Enrico Rossi, ha invitato i medici “a  non utilizzare la possibilità  della denuncia”, e ha parlato di ”un  provvedimento disumano, che va contro i principi di base della sanità pubblica e il senso di umanità”.  “Da parte nostra – ha spiegato Rossi –  valuteremo la possibilità di intervenire con indirizzi specifici  rivolti ai Pronto Soccorso e alle Asl e di studiare iniziative  legislative in materia”.

In un comunicato congiunto, la  presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti e gli assessori all’immigrazione e alla Salute,  Damiano Stufara e Maurizio Rosi, dicono che “una regione come l’Umbria non può accettare norme razziste che ledono un diritto inviolabile come quello della tutela della salute”.  “La Regione considera tutti i cittadini uguali e ci adopereremo affinchè i nostri medici, in particolare quelli che operano nelle strutture pubbliche, continueranno a prestare attenzione e cure a tutte le persone come hanno fatto sinora”.

"Si viene a ledere profondamente il diritto all’assistenza sanitaria" commenta infine l’assessore regionale alla Salute delle Marche, Almerino Mezzolani. “La nostra Regione da anni, ha intrapreso  iniziative che prevedono la tutela della salute e la garanzie della  cure a tutti i cittadini presenti nel territorio regionale,  indipendentemente da sesso, razza e religione, nel pieno rispetto  della Costituzione italiana e dei diritti umani,  intende fermamente continuare a perseguire  questa strada".

EP

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