"Assenza retaggio coloniale rende Italia ideale per strategia d’integrazione" Rabat, 18 ottobre 2010 – L’incontro con il suo omologo del Marocco Abdelwahad Radi e’ l’occasione per il presidente della Camera Gianfranco Fini in visita ufficiale, per affrontare i temi legati all’immigrazione e al dibattito in corso in Europa su virtu’ e limiti del multiculturalismo.
Il presidente della Camera parlando ai giornalisti al termine del colloquio con Radi, affronta il tema ricordando che "in Europa ci si chiede cosa significhi rispettare la identita’ dello straniero". In particolare, anche alla luce di quanto sta emergendo in Germania, "un multiculturalismo inteso come possibilita’ per lo straniero di non imparare la lingua del paese che lo ospita, di non rispettare le regole, di non inserirsi in modo graduale e ordinato non e’ multiculturalismo, ma diventa anarchia". Per la terza carica dello Stato tale dibattito in corso in Europa "e’ la conferma della necessita’ di una integrazione che comporti parita’ di diritti ma anche l’obbligo di rispettare dei doveri".
Fini ha sottolineato, infine, che il fatto che l’Italia sia priva di un retaggio coloniale particolarmente oneroso e drammatico dal punto di vista sociale potrebbe fare del nostro paese "il luogo in cui si mette a punto una strategia per l’integrazione dello straniero che non sconti gli errori di un multiculturalismo eccessivo".
Un esempio di tale possibilita’ per l’Italia di fungere da battistrada di un piu’ umano e proficuo modello di integrazione e’ stato citato proprio nel corso dei colloqui tra Fini e Radi. Si e’, infatti riscontrato che fra le comunita’ straniere in Italia quella marocchina e’ particolarmente intraprendente al punto da contare il maggior numero di lavoratori autonomi, commercianti, piccoli imprenditori.
Per il presidente della Camera "e’ la dimostrazione di un buon modello di integrazione". Il tema dell’integrazione e’ stato affrontato da Fini, parlando con i giornalisti, alla luce del fallito tentativo assimilazionistico francese, "cioe’ della cancellazione delle identita’ di coloro che si trasferiscono in Francia", ma anche alla luce del tormentato dibattito in corso in Germania su un multiculturalismo "che non sia rispettoso delle identita’ e delle tradizioni nazionali del paese che accoglie gli immigrati stessi".