Per l’Asgi, parlare di non retroattività della legge è "inesattezza sconcertante". Mentre una sanatoria per le badanti sarebbe "discriminatoria"
Roma – 8 luglio 2009 – Nel richiamare il principio della non retroattività per il pacchetto sicurezza, come hanno fatto numerosi esponenti del governo tra i quali lo stesso Maroni, si commette una ”inesattezza sconcertante". "Quel che dice il ministro dell’Interno è privo di fondamento giuridico". Lorenzo Trucco, avvocato e presidente dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) commenta così le dichiarazioni fatte da Maroni qualche giorno fa in un’intervista rilasciata a Libero. Sulla "questione badanti" il titolare del Viminale aveva risposto al giornalista "qualsiasi studente del primo anno di giurisprudenza sa bene che la legge penale non ha effetto retroattivo. Pertanto, il reato di immigrazione clandestina non si può applicare a chi è già entrato in Italia anche se irregolarmente".
Per il presidente dell’Asgi questa affermazione non risponde a verità: "Il disegno di legge approvato il 2 luglio punisce non solo l’ingresso illegale nel nostro Paese, ma anche la permanenza. Il principio secondo cui la legge penale non è retroattiva – spiega l’avvocato Trucco – non è in discussione. Ma la nuova norma riguarda anche chi si trattiene in Italia e, quindi, dal giorno dopo in cui entrerà in vigore, ogni straniero senza permesso di soggiorno è autore del reato di clandestinità per il solo fatto di essere in Italia". La non retroattività insomma non mette al riparo dai rischi derivanti dal nuovo reato neppure colf e badanti, come invece è sembrato dalle dichiarazioni del ministro dell’Interno. ”In base al testo della legge – aggiunge Mauro Paggi, componente del direttivo Asgi – una volta che la legge dovesse essere promulgata, chi è già qui come clandestino violerà le nuove norme: il reato si commetterà da quel momento in poi”. E quindi, l’aspetto della non retroattività ”perde di fondamento”.
Quanto a una sanatoria solo per le badanti, secondo Lorenzo Trucco potrebbe costituire una ”discriminazione irragionevole”. ”Una sanatoria di fronte a un fenomeno strutturale, come l’immigrazione – dice – è di per sè un palliativo. Limitarla a una sola categoria mi pare discriminatorio. Avrebbe effetti di limitazione del danno, simili a quelli di un indulto o di un’amnistia. Poi il problema si riproporrebbe”. Anche Paggi è perplesso: ”Un conto è ammettere la regolarizzazione solo in presenza di un contratto. Ma faccio fatica a pensare che si possa in modo ragionevole regolarizzare una badante e non un muratore o chi lavora in una fabbrica. Questo non vuol dire che non si possa fare una norma in tal senso. Poi, però, c’è il vaglio di legittimità costituzionale, ma spetta eventualmente alla Consulta fare le opportune valutazioni. Le precedenti sanatorie – ricorda il legale – non hanno operato distinzioni di questo tipo. Per la Bossi-Fini prima si parlò solo di colf e badanti, poi la regolarizzazione fu estesa".
A.I.