Oggi il ddl è in Conferenza Unificata. Le Regioni ammiistrate dal centro-destra hanno annunciato parere contrario
La Amato-Ferrero arriva al vaglio di Regioni, Province e Comuni, chiamate oggi ad esprimersi in Conferenza Unificata. Ne uscirà un parere non vincolante, ma che certo peserà sull’iter della riforma che chiama in causa più volte gli enti locali.
Le incognite non mancano, con le Regioni che si presentano all’appuntamento divise. Pesano le distanze politiche, con una prevedibile spaccatura tra giunte di diverso colore.
Fino a quando il testo è stato esaminato solo dagli addetti ai lavori, non ha sollevato particolari problemi. Il 22 maggio un tavolo tecnico con rappresentanti delle varie amministrazioni ha approvato un documento con poche osservazioni, che potrebbero essere facilmente accolte nel testo della nuova legge. Si chiede di riconoscere a Regioni ed Enti locali il ruolo di programmazione per gli interventi di integrazione sociale, creare un Fondo unico per l’integrazione dei cittadini stranieri (anzichè aggiungerne ancora un altro per i minori) e ripensare i consigli territoriali per l’immigrazione in modo che non si sovrappongano agli enti locali.
I problemi sono nati invece mercoledì scorso quando a Roma, in vista della conferenza del 14, si sono incontrati i vari assessori regionali all’immigrazione o alle politiche sociali. Mentre dalle Regioni guidate dal centrosinistra (la maggioranza) è arrivato il via libera al provvedimento, quelle con giunte di centrodestra, come Veneto, Lombardia e Sicilia, si sono dette contrarie.
Molte le critiche alla riforma che si leggono, ad esempio, nel parere negativo messo nero su bianco, dopo quell’incontro preliminare, dalla Regione Veneto. Si va dalla genericità di obiettivi e principi guida della delega, alla sottovalutazione degli effetti sul territorio, si attacca il superamento dei CPT, così come la concessione del diritto di voto alle amministrative.
II Veneto critica anche allargamento dei canali di ingresso per lavoro tramite le (auto)sponsorizzazioni, che esulerebbero dai meccanismi della domanda e dell’offerta, paventando lo sfruttamento illegale di questo strumento, un allargamento della "disoccupazione etnica" e i conseguenti oneri di welfare. Queste modifiche, definite "incerte e fumose", non terrebbero inoltre conto dei progetti di formazione e reclutamento di manodopera già avviati a livello locale.
A questo punto gli scenari possibili sono più di uno. Dalla conferenza potrebbe uscire un parere positivo "a maggioranza", al quale però si accompagnerebbero anche i pareri negativi dei dissidenti, oppure la frattura potrebbe rientrare in un unico parere con osservazioni che darebbe conto dei rilievi fatti dall’opposizione. C’è anche la possibilità che, per cercare un’intesa, il parere venga rimandato a un’altra seduta. Un inizio tutt’altro che sereno per il lungo viaggio che attende la Amato-Ferrero.
(14 giugno 2007)
Elvio Pasca