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La Lega Nord se la prende con la messa in romeno

A Cervignano del Friuli, rito nella lingua madre per gli immigrati. Ma il Carroccio insorge: “Ghettizzante, allora si celebrino messe in friulano in Transilvania”

Roma  -21 settembre 2012 – Ora i leghisti vogliono la messa in friulano. In Romania. La capirebbe solo il prete e i banchi rimarrebbero vuoti? Non fa niente, l’importante è lo “scambio culturale”.

 

Succede a Cervignano del Friuli, comune di quindicimila abitanti in provincia di Udine. Nordest estremo, fino alla prima guerra mondiale parte dell’impero austroungarico, zona di frontiera, insomma, e ai giorni nostri anche di immigrazione.

La comunità romena è la più numerosa, duecentosessantaquattro persone registrate all’anagrafe. E per i cattolici, da questo mese, nella chiesa della piccola frazione di Scodavacca si tiene una messa domenicale in romeno officiata da un sacerdote madrelingua, don Michele Roca.

“Il vescovo – racconta Roca – mi ha incaricato, essendo io un sacerdote di lingua rumena, di seguire la comunità cattolica della diocesi. Non è facile parlare un’altra lingua quando ci si inserisce in un nuovo Paese e così abbiamo dato a queste persone la possibilità di esprimere la loro fede nella lingua madre”.

Tutto qua. Una notizia che non meriterebbe di finire sui giornali (alla prima funzione c’erano solo venticinque persone), se non fosse per l’attivismo della Lega Nord, che è subito insorta.

“E questa sarebbe integrazione? Non rischia piuttosto di ghettizzare la comunità romena, scavando un baratro tra immigrati e cervignanesi” ha tuonato sulla stampa locale il segretario friulano del Carroccio, Matteo Piasente.

“Dubito – incalza il leghista – che assisteremo mai a Bucarest o in Transilvania ad una messa in friulano. Assecondando il principio di reciprocità, una messa in romeno in Friuli avrebbe senso se innescasse un processo di scambio culturale. Così come è stata presentata, invece, pare un’iniziativa destinata ad erigere un muro tra friulani e rumeni”.

Elvio Pasca

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