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Manganelli: “Non riusciamo contrastare l’immigrazione clandestina”

Il Capo della Polizia chiede norme per certezza della pena, espulsioni effettive e rapidità delle procedure Roma – 29 maggio 2009 – "Noi forze di polizia che diciamo che l’immigrazione clandestina va contrastata con un certo rigore rinunciamo già in partenza a qualsiasi possibilità di contrastare l’immigrazione clandestina". È la denuncia fatta dal Capo della Polizia Antonio Manganelli durante l’audizione di oggi di fronte alle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia del Senato.

"Dal 1 gennaio ad oggi, – ha detto Manganelli – le forze dell’ordine hanno fermato oltre 10.500 clandestini per i quali hanno ritenuto di avviare le procedure di espulsione. Solo 2.400 di costoro hanno trovato posto nei centri di permanenza; gli altri 8mila hanno di fatto ottenuto un ‘perdono sul campo’ e gli è stato consegnato un foglio di via, che equivale a un niente".

Il capo della Polizia ha ricordato che il 30% dei reati di criminalità diffusa sono commessi da immigrati clandestini e un terzo della popolazione carceraria è composta da stranieri irregolari. "Il problema è tra gli altri, primo degli altri, – ha aggiunto – quello del contrasto all’immigrazione clandestina".  Quanto ai canali di ingresso, gli sbarchi rappresentano solo il 10% del fenomeno, mentre il 60-70% della popolazione clandestina italiana è rappresentato da chi entra regolarmente con visti turistici e poi rimane sul territorio.

“Qualsiasi norma che possa rendere certa la pena, rendere effettiva l’espulsione attraverso l’adeguatezza dei centri e dei tempi di permanenza e qualsiasi cosa che vada in contro alla rapidità delle procedure è ben accetta" ha auspicato Manganelli.  Si è detto quindi favorevole ad aumentare il numero dei Cpt e ad alzare il limite attuale di 60 giorni per l’identificazione, ritenendolo “assolutamente insufficienti” se si vuole fare un lavoro rigoroso.

Come  "madre di tutte le soluzioni", il Capo della Polizia ha indicato la stipula di accordi bilaterali con i Paesi dai quali provengono gli stranieri ‘irregolari’. Un esempio è l’accordo internazionale secondo il quale il detenuto può scontare la sua pena nel paese di provenienza: "In Italia però abbiamo recepito questo trattato prevedendo che serva comunque pure l’assenso del detenuto", e questo, per il capo della Polizia, non facilita le cose visto che in molti paesi la situazione delle carceri è peggiore che in Italia.

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