Duravano solo sei mesi i documenti rilasciati lo scorso aprile ai nordafricani sbarcati in Italia. Si moltiplicano gli appelli: “Proroga e conversioni”
Roma – 7 ottobre 2011 – Se non si corre ai ripari, nel giro di un paio di settimane l’Italia avrà quasi dodicimila clandestini in più. Tanti quanti i permessi di soggiorno concessi ai nordafricani, soprattutto tunisini, sbarcati in Italia nei primi mesi di quest’anno.
La soluzione escogitata la scorsa primavera dal governo si è rivelata una coperta troppo corta. All’inizio di aprile, Berlusconi firmò un decreto che prevedeva “Misure di protezione temporanea per i cittadini stranieri affluiti dai Paesi nordafricani”. Tra queste, c’era la concessione di permessi di soggiorno per motivi umanitari, validi sei mesi, a chi era arrivato qui tra il primo gennaio e il cinque aprile.
Era un modo per prendere tempo, nella speranza che intanto la Tunisia frenasse le partenze e collaborasse ai rimpatri di chi fosse sbarcato dal sei aprile in poi. Sono passati sei mesi, gli sbarchi continuano, i rimpatri procedono e rilento e, questa la novità, gli oltre undicimila permessi umanitari rilasciati ad aprile dalle Questure di tutta Italia stanno scadendo.
Non è detto che quegli undicimila migranti siano ancora tutti qui, chissà quanti, come sperava il governo, sono riusciti a varcare la frontiera verso mete più ambite, soprattutto la Francia. Ovunque si trovino, però, scaduto il permesso diventeranno clandestini. E pensare di rimpatriarli tutti, anche alla luce di quello che è successo nelle scorse settimane tra Lampedusa, è fantascienza.
Il governo ammette che la situazione che portò al rilascio di quei permessi non è cambiata. Lo certifica la “proroga dello stato di emergenza per l’eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari provenienti dal Nord Africa” varata ieri dal Consiglio dei Ministri. Bisognerà però attendere la pubblicazione del decreto per capire se interviene anche sui permessi di soggiorno umanitari.
Intanto si moltiplicano gli appelli a trovare una soluzione. L’ultimo l’ha lanciato stamattina Mario Giro, responsabile delle Relazioni Internazionali per la Comunità di Sant’Egidio: “Bisogna sanare la situazione e rinnovare i permessi di soggiorno temporanei” ha detto a Taormina a margine del Forum “Sviluppare le regioni dell’Africa e dell’Europa”.
Il rinnovo non è l’unica strada. A Bologna l’associazione Ya Basta! ha promosso una mobilitazione per aiutare chi ha un permesso per motivi umanitari a chiedere di convertirlo in un altro tipo di permesso: per lavoro, per famiglia, per studio o anche per attesa occupazione. Tutti accontentati: chi ha trovato un’occupazione, chi si è riunito a dei parenti che erano già regolarmente in Italia, chi si è iscritto a un corso di studi o chi comunque cerca un posto di lavoro regolare.
“Bisogna capire che siamo di fronte a un problema che non riguarda solo i singoli migranti, ma l’intera collettività. Serve un percorso verso la legalità che vada oltre le solite ipocrisie. Anche per questo chiediamo il rilascio di permessi per ‘attesa occupazione’, per evitare il fiorire di finti contratti e truffe che abbiamo già visto nell’ultima regolarizzazione” spiega a Stranieriinitalia.it Neva Cocchi, dello Sportello Migranti di Ya Basta!
Anche l’eventuale proroga dei permessi umanitari, secondo Ya Basta!, andrebbe accompagnata da indicazioni chiare sul valore di quei permessi. “Negli scorsi mesi – racconta Cocchi – diversi tunisini non riuscivano a trovare un lavoro regolare perché i datori si rifiutavano di assumerli con quel permesso temporaneo, per lo stesso motivo altri non hanno potuto iscriversi alle agenzie di lavoro temporaneo”.
Elvio Pasca