Bruxelles pronta ad aprire una procedura di infrazione, mancano nominativi e impronte delle persone sbarcate. Il problema, anche stavolta, è il Regolamento di Dublino
Roma – 9 dicembre 2015 – L’Italia torna sotto accusa per la mancata identificazione dei profughi. Stavolta non deve vedersela solo con le proteste dei nostri partner europei, ma con il rischio di una procedura di infrazione per mancato rispetto delle regole comunitarie.
Il dossier Italia, insieme a quelli riguardanti altri paesi di primo ingresso come la Grecia o Malta, è sul tavolo della Commissione Europea. L’accusa è che queste “porte d’Europa” non abbiano applicato il regolamento Ue 603 /2013 (Eurodac), che obbliga gli Stati di primo ingresso a prendere le impronte digitali ai richiedenti asilo e a inserirle in un database europeo.
L’Italia insomma si sarebbe lasciata “scappare” troppi profughi arrivati sulle sue coste, non identificandoli. Di fatto quelle persone sono state libere di andare in altri Paesi e presentare lì la domanda d’asilo, quando invece avremmo dovuto farcene carico noi.
Una dimenticanza voluta o una conseguenza delle nostre difficoltà a gestire così tanti arrivi? Comunque stiano le cose, non abbiamo fatto quello che prevede il regolamento di Dublino. La Commissione potrebbe quindi aprire una procedura di infrazione fino a punire con una multa gli inadempienti.
Il problema è che l’oggetto del contendere è quello stesso regolamento di Dublino ritenuto da più parti superato. Prendersela con i Paesi in prima linea nella crisi dei profughi potrebbe essere una mossa molto pericolosa per Bruxelles e potrebbe complicare ulteriormente i difficilissimi equilibri con cui l’Unione Europea sta cercando di affrontare questa sfida.
EP