A Bolzano Donato Seppi, leader di Unitalia, fa campagna elettorale contro gli stranieri. Un consigliere di Sel presenta un esposto in procura: “Ha passato il limite”
Bolzano – 11 settembre 2013 – A fine ottobre si vota per rinnovare il consiglio della provincia autonoma di Bolzano. C’è chi ha pensato di fare campagna elettorale soffiando sul “non passa lo straniero” e chi ha chiesto l’intervento della magistratura perché il razzismo, in Alto Adige come nel resto d’Italia, è ancora un reato.
Al centro della querelle c’è un manifesto utilizzato da Donato Seppi, segretario e consigliere provinciale e regionale di Unitalia. L’imprenditore sessant’enne, con un passato nel Movimento sociale, guida una formazione che si colloca a destra e che ha inserito nel suo statuto, tra i principi ispiratori, l’”opposizione intransigente all’immigrazione clandestina” e un “rigido controllo degli ingressi legittimi”.
Ora che si avvicinano le elezioni, Seppi si è fatto ritrarre con piglio deciso, davanti a una finestra che espone il tricolore, con un messaggio che spiega quanto di buono (a sentire lui) ha fatto in consiglio provinciale, dove, tra l’altro, è l’unico rappresentante di Unitalia. “Ho lottato contro l’assegnazione di case popolari a zingari ed extracomunitari”.
Chissà se riuscirà ad allargare così la sua cerchia di elettori (alle ultime provinciali Unitalia ha preso meno del 2% delle preferenze), ma intanto quel manifesto ha convinto Guido Margheri, consigliere comunale di Sinistra, ecologia e libertà a Bolzano, a presentare un esposto in Procura. L’ipotesi di reato è “violazione della legge Mancino sull’istigazione all’odio razziale”.
“C’è in atto un tentativo molto pesante di condizionare questa campagna elettorale introducendo elementi di contrapposizione etnica” spiega Margheri, secondo il quale “quando si passano certi limiti occorre rispondere e attivarsi, rivolgendosi alla magistratura ma anche sul piano politico e morale”.
“Quando si cerca di condizionare il voto in maniera cinica mettendo in discussione i diritti delle persone in base all’appartenenza a una determinata etnia, considerata una sorta di stigma negativo, allora bisogna agire. Perchè quello che si mina – sottolinea il consigliere di Sel- è qualcosa che riguarda tutti e cioè la convivenza civile”.
Elvio Pasca