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Seconde generazioni. “Chiedi la cittadinanza!”, a Milano la lettera funziona

Il Comune informa i neodiciottenni nati e cresciuti in Italia che possono presentare la domanda. E le concessioni salgono del 40%. Majorino: “Mandiamo in pensione la legge del ’92”

Roma – 2 febbraio 2012 – “Diventi maggiorenne, sai che puoi diventare anche italiano?”.

 

È il promemoria che il Comune di Milano invia a  tutti i figli di immigrati nati in Italia che compiono diciotto anni. Quelli cresciuti qui possono diventare italiani se presentano una domanda in Comune entro il diciannovesimo anno di età. Passato questo termine, devono rivolgersi al ministero dell’Interno, avviando una procedura molto più lunga e costosa.

L’Anci sta cercando di diffondere in tutti i Comuni italiani questa iniziativa, che a Milano ha già dati suoi frutti.  Nel 2011 sono state inviate 479 lettere e hanno chiesto la cittadinanza in 458 ragazzi, facendo aumentare del  39,1%   le concessioni da parte del Comune rispetto all’anno precedente. Nel 2012 le lettere saranno 642.

I risultati della campagna  “Una finestra sui tuoi diritti” sono stati presentati ieri a Palazzo Marino dagli assessori alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino e ai Servizi civici Daniela Benelli. Con loro la task force composta da giovani figli di immigrati, creata dall’assessorato alle Politiche sociali, che è di supporto all’Amministrazione nella definizione delle politiche riguardanti le seconde generazioni.

“Il 5 febbraio la legge sulla cittadinanza compie vent’anni e penso sia l’ora di mandarla in pensione: è l’unica baby pensione che auspico” ha detto Majorino.  “L’ottimo risultato ottenuto ci sprona ad andare avanti su questa strada, anche rispetto alla cittadinanza onoraria, una questione già messa in atto da altri Comuni e che intendiamo portare in Consiglio comunale”.

“Purtroppo – ha aggiunto – la legislazione italiana è una delle più arretrate e rende molto difficile l’ottenimento della cittadinanza: questo è un tema cruciale che coinvolge responsabilità amministrative nazionali e locali. Il Comune di Milano si vuole impegnare in questo senso perché, come ci dicono dal servizio Anagrafe, sono molto pochi i giovani che sanno di avere questa possibilità”.

Benelli ha sottolineato  che “i  ragazzi di seconda o terza generazione  sono un esempio lampante di come l’integrazione funzioni bene e abbiamo il dovere di riconoscere loro una cittadinanza che lo è già di fatto. Questi giovani sono un’importante risorsa, perché sono ottimi mediatori con le comunità straniere cui appartengono e perché vivono quella condizione di doppia appartenenza che costituisce un fattore di innovazione essenziale per la nostra società”.

“La Milano futura, con l’arricchimento delle tante persone provenienti da tutto il mondo, è sempre di più una città internazionale e multietnica. Questa Amministrazione – ha concluso l’assessore Benelli – è impegnata nel valorizzare tutto questo, cercando di spegnere quel clima di paura e indifferenza che nel passato ha fatto tanti danni”.

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