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Sicurezza: il decreto è legge

Sì definitivo del Senato. Ecco cosa prevede il testo sul fronte immigrazione Roma – 23 luglio 2008 – Il decreto sicurezza è stato convertito in legge.

Stamattina, senza sorprese, il Senato ha dato il via libera definitivo al testo modificato e approvato la scorsa settimana alla Camera. Ha votato "sì" tutta la maggioranza (Pdl e Lega), "no" i senatori di Pd e Idv, mentre si sono astenuti quelli dell’ Udc.

Sul fronte immigrazione, il testo introduce l’aggravante della clandestinità, prevedendo un  terzo della pena in più per chi commette un reato mentre si trova irregolarmente in Italia.

I centri di permanenza temporanea hanno cambiato nome, diventando  “Centri di identificazione ed espulsione”. Chi dà false generalità oppure altera parti del suo corpo (ad esempio corrodendo con l’acido i polpastrelli) per non farsi identificare rischia fino a sei anni di reclusione.

Nei tribunali, si dovrà dare priorità ai processi per delitti commessi violando il Testo unico sull’immigrazione. Inoltre, il giudice ordinerà l’espulsione degli stranieri (extraue e comunitari) condannati a pene superiori  a due anni (prima erano 10).

Chi, per “trarre ingiusto profitto”, dà alloggio a pagamento a uno straniero senza permesso di soggiorno , rischia fino a tre anni di reclusione. Se l’immobile è suo, dopo una condanna definitiva verrà confiscato e venduto per finanziare le attività di contrasto all’immigrazione clandestina.

Giro di vite anche per chi offre lavoro agli irregolari. Il testo propone di colpire i datori con la reclusione da sei mesi a tre anni (oggi c’è l’arresto da tre mesi a un anno) e una multa di 5mila euro per ogni lavoratore.

I sindaci si vedono riconosciuti più poteri per l’ordine e la sicurezza pubblica. Potranno ad esempio segnalare alla polizia o all’autorità giudiziaria la condizione di irregolarità di uno straniero perché venga espulso.

Più efficace anche la lotta alla contraffazione: la polizia potrà distruggere la merce tre mesi dopo il sequestro, informandone il giudice e conservando quella da utilizzare a fini giudiziari.

 Elvio Pasca

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