Via libera del Parlamento alla ratifica del protocollo alla convenzione dell’Onu che prevede visite di organismi indipendenti in tutti i luoghi di reclusione. L’Italia non ha però ancora un reato e pene specifiche per i torturatori
Roma – 25 ottobre 2012 – Anche l’Italia dice sì a un sistema di “visite regolari, svolte da organismi indipendenti nazionali e internazionali nei luoghi in cui le persone sono provate dalle libertà, al fine di prevenire al tortura e le altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti”.
È l’obiettivo del “Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti, fatto a New York il 18 dicembre 2002”. Ieri la Camera dei Deputati a larghissima maggioranza (438 sì, otto astenuti, nessun contrario) ha autorizzato definitivamente al Presidente della Repubblica di ratificarlo.
Il protocollo prevede la creazione di un comitato di controllo internazionale, con due membri per ogni Stato aderente, e di un organismo nazionale indipendente che potranno visitare tutti i luoghi in cui “delle persone sono o possono essere private della libertà”. Ci sarà quindi un controllo in più, ad esempio, sulle carceri, ma per quanto riguarda gli immigrati irregolari anche dei Centri di Identificazione ed Espulsione.
Ieri l’Italia ha quindi fatto un passo avanti, ma ancora si attende quello più decisivo per l’istituzione del reato di tortura, prevista dalla Convenzione dell’Onu che il nostro Paese ha ratificato oltre vent’anni fa. Un disegno di legge che va in questa direzione è attualmente all’esame del Senato: prevede per i torturatori, per i mandanti e per i loro complici da tre a dieci anni di reclusione, così come il divieto esplicito di respingere o espellere cittadini stranieri verso Paesi dove rischierebbero di essere torturati.
Oggi il Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir) ha espresso soddisfazione per la ratifica del protocollo aggiuntivo. “Sono dieci anni che attendevamo questo momento. E’ il punto di partenza per parlare di un reale sistema di prevenzione e monitoraggio contro la tortura nel nostro Paese, e le denunce e le testimonianze che negli ultimi anni hanno riempito le cronache ci fanno capire quanto sia necessario” commenta il direttore Christopher Hein.
Fiorella Rathaus, Responsabile dei Programmi Cir di riabilitazione e cura per le vittime di tortura, sottolinea però che “senza una legge che introduca un reato specifico e punisca chi commette atti di tortura, le azioni di monitoraggio e prevenzione rischiano di perdere molta della loro forza. E’ ora che l’Italia rispetti la Convenzione contro la Tortura che ha ratificato nel lontano 1989. E’ un necessario passaggio di civilta’ legislativa”.
Elvio Pasca