Aumentano gli immigrati e sono sempre più stabili, mentre i profughi rappresentano una nuova sfida. I numeri del Dossier Statistico Immigrazione 2015
Roma – 10 ottobre 2015 – Sono oltre 5,4 milioni gli immigrati e continuano a crescere, anche se più lentamente rispetto al passato. Soprattutto, sono sempre più inseriti: aumentano quelli che prendono la cittadinanza italiana, così come le iscrizioni a scuola, l’incidenza sugli occupati e sulle nascite.
Il Dossier Statistico Immigrazione 2015 curato da Idos in partenariato con la rivista Confronti e in collaborazione con l’Unar (scheda di sintesi), torna oggi puntualmente a ricordarci quanto ormai sia pesante questo pezzo d’Italia , nonostante la crisi.
Questo mentre come il resto del mondo anche il nostro Paese deve fare i conti con l’emergenza delle migrazioni forzate: lo scorso anno sono sbarcate in Italia 170 mila persone, flussi misti di profughi e migranti economici tra i quali non è così scontato riuscire a fare distinzione, con 64 mila domande d’asilo presentate. Intanto, aumentano gli italiani all’estero, ormai oltre cinque milioni, come gli immigrati.
“La fase attuale ci mette dunque a confronto con gli immigrati, i profughi e i nostri emigrati: una politica migratoria può definirsi adeguata solo quando riesce ad occuparsi in maniera soddisfacente di questi tre aspetti” sottolineano nella loro introduzione i coordinatori del Dossier Ugo Melchionda, presidente di Idos, e Caudio Paravati, direttore di Confronti.
Tra i residenti stranieri in Italia, i più numerosi sono gli extracomunitari, a quota 3,5 milioni, con in testa Albanesi (490 mila) Marocchini (449 mila), Cinesi (266 mila) e Ucraini (226 mila). I comunitari sono 1,5 milioni, con la parte de leone giocata da 1,132 milioni di residenti romeni, la comunità immigrata più grande.
A dirci che gli immigrati sono sempre più stabili sono ad esempio i 2,260 milioni di permessi Ce per lungosoggiornanti, quindi a tempo indeterminato, in tasca a oltre la metà degli extra ue. Inoltre, nel 2014 quasi 130 mila stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana, il 29% in più rispetto all’anno precedente. Ci sono poi quasi 1,1 milioni di minori (l’anno scorso i nuovi nati stranieri erano quasi il 15% sul totale), 814 mila alunni nelle scuole (il 9,2% degli iscritti) e i 69 mila universitari (4,2%).
Nel 2014 gli occupati stranieri erano 2, 294 milioni, il 10,3% del totale. E se il tasso di occupazione è tornato in leggero aumento (58,5%, contro il 55,4% degli italiani), a partire dal 2008 gli stranieri sono stati colpiti maggiormente dalla crisi, con una perdita dell’8,5% del tasso di occupazione, contro un -2,7% registrato tra gli italiani.
La crisi morde. La disoccupazione è del 16,9% (12,2% tra gli italiani) e lo scorso anno 155 mila permessi di soggiorno, in prevalenza per motivi di lavoro o di famiglia sono scaduti e non sono stati rinnovati. Questo significa che altrettante persone hanno perso il diritto di rimanere in Italia, il 6,2% in più del 2013.
L’immigrazione rimane un affare per l’Italia. Le entrate fiscali e previdenziali ricollegabili ai lavoratori stranieri nel 2013 ammontavano secondo le stime del Dossier a 16,6 miliardi di euro, a fronte di 13,5 miliardi di uscite. Il “guardagno” è quindi di 3,1 miliardi. Nello stesso anno il Pil generato dagli immigrati è stato di 123 miliardi di euro, l’8,8% della ricchezza prodotta in Italia.
L’Italia multietnica è anche un’Italia multireligiosa. Tra gli immigrati il Dossier conta 2,7 milioni di cristiani (il 53,8% del totale, soprattutto ortodossi), 1,600 milioni di musulmani (32,2%) segguiti da aoltre 330 mila fedeli di religioni orientali, tra induisti, buddhisti, sikh e altri.
A ostacolare l’integrazione, ci pensano però gli interessi speculativi legati all’immigrazione (come quelli svelati dall’inchiesta Mafia Capitale), così come i numerosi casi di discriminazione su base etnico-razziale. Su 1193 denunce raccolte lo scorso anno dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, 990 sono state giudicate pertinenti, con i mass media che rappresentano l’ambito di maggiore frequenza relativa, quasi il 25%. Troppo spesso la libertà di pensiero e di espressione rischia di sfociare nella xenofobia e nel razzismo.
“Molto resta ancora da fare –sottolinea i ricercatori – per costruire una società più aperta e coesa”. E il filo rosso dovrebbe essere quello indicato anche dal Papa: “Non muri, ma ponti”. Anche perché all’Italia conviene.
“Da molti anni – conclude il Dossier – siamo alle prese con gli effetti della crisi economica più lunga dal dopoguerra a oggi, ma l’immigrazione può costituire un sostegno non solo per lo sviluppo dei paesi di origine, ma anche per l’Italia, sostenendone l’equilibrio demografico e, soprattutto in questa fase, la ripresa economica e occupazionale”.
EP
Dossier Statistico Immigrazione 2015 (Scheda di sintesi)