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Migranti, inchiesta sull’integrazione a Caserta: 17 indagati per truffa e falso

Roma, 20 novembre 2024 – E’ stata chiusa dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere un’indagine sugli affidamenti dei progetti da sei milioni di euro per l’integrazione dei migranti nella città di Caserta. Tra i 17 indagati figurano nomi rilevanti del settore dell’accoglienza, tra cui Matteo Palmisani, ex dipendente comunale ora in pensione, suor Rita Giarretta, legale rappresentante della congregazione delle Suore Orsoline, e diversi membri del centro sociale Ex Canapificio, un’organizzazione di riferimento per l’inclusione dei migranti sul territorio.

Migranti, le accuse: truffa, falso ed estorsione

I reati contestati a vario titolo includono truffa, falso ed estorsione. L’inchiesta, condotta dal procuratore Pierpaolo Bruni e dal sostituto Anna Ida Capone, ha preso avvio da una denuncia presentata da un ex operatore ghanese del Centro sociale Ex Canapificio, licenziato per presunti episodi di appropriazione indebita e successivamente denunciato dai vertici del centro. L’indagine si concentra sugli anni 2017-2018, periodo in cui il Centro sociale Ex Canapificio e la comunità Casa Rut di suor Rita Giarretta gestivano lo Sprar (Sistema di protezione e assistenza dei richiedenti asilo), oggi noto come Siproimi. Tali progetti prevedono percorsi di formazione, apprendimento della lingua italiana e inserimento lavorativo per i richiedenti asilo.

Secondo gli inquirenti, le due associazioni avrebbero utilizzato documenti falsi per ottenere il finanziamento triennale 2017-2019 dello Sprar, che ammontava a sei milioni di euro. L’operazione, ritenuta fraudolenta, avrebbe beneficiato del supporto determinante di Palmisani, ex dipendente del Comune di Caserta. Grazie alla documentazione giudicata non veritiera, il Comune di Caserta, in qualità di ente capofila dell’ambito dei servizi sociali, avrebbe concesso l’affidamento dei progetti alle associazioni coinvolte.

L’indagine pone sotto i riflettori una delle realtà più attive nel campo dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti, sollevando interrogativi sulla gestione dei fondi pubblici destinati a questi progetti. Il centro sociale Ex Canapificio e la comunità Casa Rut, noti per il loro impegno sul territorio, dovranno ora confrontarsi con accuse gravi che potrebbero avere ripercussioni significative sul loro operato e sulla fiducia delle comunità locali. L’inchiesta rappresenta un momento cruciale per fare chiarezza sull’uso delle risorse pubbliche e sulla trasparenza nella gestione di programmi che mirano all’inclusione sociale dei migranti in Italia.

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