Palermo, 19 aprile 2014 – Quello avvenuto la scorsa notte nel Canale di Sicilia è probabilmente la più grave tragedia dell’immigrazione mai avvenuta nella storia recente nel Mediterraneo. Si contano finora 28 supersiti e 24 cadaveri recuperati, ma sarebbero oltre 700 le persone morte nel rovesciamento di un peschereccio circa settanta miglia a nord delle coste della Libia.
Questa prima stima, fatta in base a racconto dei supersiti, richia di essere per difetto. “A bordo eravamo 950, c’erano 40-50 bambini e circa 200 donne” ha raccontato infatti un’altra delle persone imbarcate, un cittadino del bangladesh ricoverato a Catania. “Molti – ha spiegatol ‘uomo – sono stati chiusi nei livelli inferiori della barca. I trafficanti hanno chiuso i portelloni impedendo loro di uscire”.
L’allarme è partito con una la telefonata da un satellitare, ieri sera, che segnalava la presenza di un barcone carico di migranti. Quandoè arrivato sul posto il mercantile portoghese King Jacob, dirottato lì insieme ad altre navi per prestare soccorso, la folla a bordo del peschereccio lo ha sbilanciato, facendolo capovolgere.
Per tutto il giorno si è cercato di salvare i migranti finiti in mare. Alle operazioni di soccorso, coordinate dal Centro Nazionale di Soccorso della Guardia Costiera, hanno partecipato 17 navi della Marina Militare, della Guardia di Finanza e di Frontex, anche da Malta sono state inviate diverse imbarcazioni di soccorso e diversi aerei hanno sorvolato la zona cercando di avvistare dei supersiti.
Come sempre avviene sui barconi, a bordo, secondo il racconto di un sopravissuto, c’erano persone provenienti da paesi diversi. Nella lista ci sarebbero Algeria, Egitto, Somalia, Eritrea, Nigeria, Senegal, Mali, Zambia, Bangladesh, Ghana. Le salme recuperate sono state portate a bordo della nave Gregoretti della Guardia Costiera. A Catania la Procura ha aperto un fascicolo sul naufragio.