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A Genova gli immigrati non possono guidare gli autobus

L’Azienda Mobilità e Trasporti ha inserito “Cittadinanza italiana o Ue” nel bando per reclutare nuovi conducenti. L’Asgi presenta ricorso: “È una discriminazione”

Roma –  4 ottobre 2011 – Abilità alla guida, capacità di concentrazione, pazienza, puntualità, cortesia con i passeggeri… Sono già tante le doti del perfetto conducente di autobus, ma l’Azienda Mobilità e Trasporti di Genova ne ha introdotto anche un’altra: non essere un cittadino extracomunitario.

 

Lo scorso agosto sono iniziate le selezioni per reclutare autisti. “Stiamo cercando candidati fortemente motivati per svolgere una professione di grande importanza a servizio della città. La nostra è un’azienda storica, dinamica ed innovativa,capace di affrontare il cambiamento, un punto di riferimento per i genovesi” si legge sul sito dell’Atm.

“Entra anche tu nella nostra squadra!” esorta il bando. Poi, però, dimenticando “il cambiamento” che ha reso Genova una città di grande immigrazione, taglia fuori gli immigrati. Per presentare domanda bisogna infatti avere “cittadinanza italiana o U.E.” e, nel secondo caso, dimostrare anche un’adeguata conoscenza della lingua italiana.

Perché escludere gli extracomunitari? L’ Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, tramite l’avvocato Elena Fiorini, ha presentato un ricorso presso la sezione lavoro del tribunale civile di Genova.  La richiesta della cittadinanza italiana o comunitaria, spiega Fiorini, ”oltre che illegittima per la violazione del testo unico sull’immigrazione e della Convenzione Oil del 1975, è anche discriminatoria”.

Nel ricorso si chiede in via cautelativa che l’Amt  sospenda la selezione, graduatoria e assunzioni fino alla sentenza dei giudici. Questi dovrebbero poi accertare e dichiarare il carattere discriminatorio del comportamento tenuto dall’azienda di trasporti chiedendo, quindi, di eliminare dal bando il requisito relativo alla cittadinanza.

C’è un precedente. Anche a Milano l’Atm non assumeva immigrati extracomunitari, richiamandosi a un regio decreto del 1931 che prevedeva la cittadinanza italiana per gli autoferrotranvieri. Nel 2009 il tribunale ritenne però “implicitamente abrogata” quella norma perché il Testo unico sull’immigrazione “garantisce a tutti i lavoratori stranieri regolarmente soggiornanti  parità di trattamento o piena uguaglianza di diritti rispetto ai lavoratori italiani”.

Elvio Pasca

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