Roma – 10 ottobre 2013 – Grillo e Casaleggio tentano una disperata marcia indietro sul reato di clandestinità, cercando di tranquillizzare quella parte del loro elettorato tutt’altro che ben disposta verso gli immigrati, per la quale chi non ha un permesso di soggiorno è un criminale, chi sbarca o muore a Lampedusa è comunque un clandestino. Viene da credere che sia una fetta davvero consistente, se pur di tenersela stretta sono pronti a sacrificare tutti i loro rappresentanti in Parlamento.
Stamattina il leader e il guru del M5S (e chissà quanti fedelissimi li seguiranno nelle prossime ore) cercano infatti di far passare quell’emendamento come il gesto isolato di due “dottor Stranamore in Parlamento senza controllo”, ma dietro quelle poche righe che vogliono cancellare una norma bandiera del centrodestra c’è tutto il gruppo del M5S al Senato.
È online la conferenza stampa nella quale ieri mattina sono state illustrate, parole della capogruppo Paola Taverna, “le soluzioni effettive strutturali e legislative che il Movimento Cinque Stelle propone”. Dal minuto 17.20 si parla anche dell’abrogazione del reato di clandestinità, “introdotto nel 2009 per pagare un prezzo della demagogia al governo allora al comando”. C’è poi il comunicato firmato ieri sera da tutto il gruppo M5S al Senato, che presenta con orgoglio quell’emendamento.
“L’abolizione del reato di clandestinità non era nel programma” scrivono Grillo e Casaleggio. Ed è vero, ma a dirla tutta nel programma con cui M5S ha trionfato alle ultime elezioni non si parlava affatto di immigrazione. A questo punto i parlamentari del movimento dovrebbero alzarsi e uscire ogni volta che se ne discute. Potrebbe occuparsene solo Grillo sul suo blog, magari per definire “senza senso” la riforma della cittadinanza o per sparare a zero sui tanti “Kabobo d’Italia”, pericolosi stranieri pronti a uccidere i nostri connazionali.
Non sarà che parlare di immigrazione nel programma avrebbe significato prendere una posizione su un tema divisivo, col rischio di perdere preziosi voti da una parte o dall’altra dell’elettorato dei vecchi partiti ai quali si stavano soffiando sostenitori?
Grillo e Casaleggio confermano quel ragionamento quando scrivono che “se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico…”. Non si ricordano però prese di posizione a favore del reato di clandestinità (e le occasioni sarebbero state tante, visto il dibattito che lo accompagna da sempre): forse pure quelle avrebbero portato problemi di percentuali?
Il fatto è che a tutti piace vincere facile, anche alle elezioni. Però, prima o poi, una volta entrato nel Palazzo, dovrai governare anche quelle cose dalle quali ti sei tenuto scaltramente alla larga in campagna elettorale.
Chi vorrebbe superare a colpi di internet la democrazia rappresentativa sostiene che i “portavoce” avrebbero dovuto prima consultare il popolo su questo tema. Come? Tramite la fantomatica piattaforma online annunciata da anni ma mai vista in azione? O con un sondaggino su Beppegrillo.it capace di collezionare al massimo qualche decina di miglia di clic contro i milioni di voti depositati democraticamente nelle urne per mandare quegli stessi “portavoce” in Parlamento?
“Sostituirsi all’opinione pubblica, alla volontà popolare è la pratica comune dei partiti che vogliono “educare” i cittadini, ma non è la nostra” rivendicano ancora i due. Ma almeno converranno che, per decidere, i cittadini dovrebbero essere correttamente, onestamente informati. Grillo e Casaleggio non aiutano quando entrano nel merito della questione.
Dire che quell’emendamento è “un invito agli emigranti dell’Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi per l’Italia” è, a voler essere buoni, un’idiozia. Vadano a chiedere ai superstiti di Lampedusa se prima di salire sul barcone si sono letti l’articolo 10 bis del nostro testo unico sull’immigrazione. Si facciano pure spiegare da qualche esperto in buona fede se gli sbarchi di questi mesi sono per lo più immigrazione irregolare o tentativi disperati di chi cerca quella protezione che la nostra Costituzione e le norme internazionali garantiscono in ogni caso a chi fugge a guerre e persecuzioni.
“Lampedusa è al collasso e l’Italia non sta tanto bene. Quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?” chiedono infine, in un climax di demagogia, Grillo e Casaleggio. E allora abbiano il coraggio di dire con chiarezza ai loro elettori che quei trecento profughi annegati sono clandestini che ci avrebbero rubato il pane e avrebbero fatto meglio a morire a casa loro.
Elvio Pasca