Roma – 18 luglio 2012 – “Uomini trasparenti: presenti quando c’e’ da spezzarsi la schiena in campagna ma invisibili per lo Stato e senza alcuna protezione giuridica”.
Cosi’ la fondazione ‘Integra-Azione’ presieduta da Luca Odevaine descrive gli oltre duemila braccianti stranieri, quasi tutti africani, nella piana di Rosarno, in Calabria, commentando il monitoraggio, presentato ieri a Palazzo Madama, relativo all’autunno-inverno 2011-2012 con il dossier ‘Radici Rosarno’.
Da diversi anni, si rileva nella ricerca, Rosarno “e’ la meta invernale degli invisibili. Nell’ultima stagione agrumicola se ne sono contati, incrociando dati della Prefettura con altre fonti ufficiali come gli ispettorati del lavoro, almeno 2.000: tutti uomini principalmente provenienti dall’Africa subsahariana, il 22% dal Mali, il 15% dal Senegal, il 13% dalla Guinea e il 12% dalla Costa d’Avorio; con un’eta’ media di 29 anni e senza permesso di soggiorno: il 72% e’ irregolare contro il 28%.
L’87% di loro svolgeva lavori manuali nel Paese d’origine, ma con una grande varieta’ professionale: a raccogliere le arance di Rosarno sono sarti, meccanici, saldatori ed elettricisti. Ma anche ragazzi che nel loro Paese erano studenti, poliziotti, agenti assicurativi, politici locali e soldati dell’Esercito. “Arrivare a Rosarno ha significato livellarsi all’unica domanda di lavoro possibile e perdere la propria specificita’”, si sottolinea.
Ben il 91% degli intervistati lavorerebbe in nero, contro il 75% dello scorso anno. I salari del 56% dei ‘campesinos’ si aggirano tra i 20-25 euro per 8-10 ore lavorative al giorno mentre aumentano i lavoratori pagati’a cassetta’: il 37% contro il 10% dello scorso anno, con un prezzo standard di 1 euro a cassetta per i mandarini e 0,50 euro per le arance. Mediamente, il 60% di loro riesce al lavorare dai 3 ai 4 giorni a settimana, ma una percentuale consistente di braccianti, pari a quasi il 25%, lavora meno di 2 giornate a settimana.
Un migrante su due spedisce parte dei guadagni alle famiglie lasciate nei Paesi d’origine. Il 37% dichiara di vivere con nulla o molto poco, al massimo 50 euro a settimana, in alloggi di fortuna come i casolari abbandonati senza acqua ne’ luce ne’ gas, mangiando alle mense della Caritas. Sono pochi quelli che possono ‘vantare’ piu’ di 100 euro a settimana e pochissimi coloro che vivono con 200-300 euro
al mese.
Ne conseguono anche condizioni igienico-sanitarie definite “spaventose” e una dieta alimentare insufficiente e squilibrata che, aggiunte a un’attivita’ lavorativa sfiancante, determina un precario stato di salute, con infezioni alle vie respiratorie, disturbi dell’apparato gastrointestinale e malattie infettive.
“Rosarno rappresenta una delle tante realta’ italiane in chiaroscuro: da un lato un’area in cui nascono
buone pratiche, dall’altra una regione dove l’illecito trova troppo spazio, diventando quasi normalita’. Analizzare questa realta’ significa ragionare su un insieme di politiche di respiro piu’ ampio, che riguardano la questione dell’immigrazione” commenta il senatore del Pd Francesco Ferrante, vice presidente di Fondazione IntegrA/Azione.
“Norme come la Bossi-Fini, per esempio -continua Ferrante- sono ormai strumenti del tutto inadeguati, quando non addirittura dannosi, perche’ completamente sganciati dalla realta’ del fenomeno migratorio, in costante mutamento. Nel nostro Paese i residenti stranieri sono diventati l’8 per cento della popolazione: anche e soprattutto questo dato ci restituisce l’Italia dei migranti. Servono misure che accolgano questa realta’ come una ricchezza per il Paese in termini di pluralita’ culturale”.