Il ministro dell’Interno riguardo all’inchiesta sul Cara di Mineo. "Sia fatta piena luce sulle responsabilità"
Roma – 8 luglio 2015 – “Ho sempre detto che non avremmo mai consentito che l'accoglienza degli immigrati potesse trasformarsi in territorio di caccia per affaristi e speculatori e che i prefetti sono a fianco dell'Autorità anticorruzione per riportare sui binari di legalità vicende in odore di corruzione”.
Lo ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano nel corso di un'informativa al Senato sul Centro per richiedenti asilo (Cara) di Mineo, in provincia di Catania. Questo, ha aggiunto, “è quello che è successo a Roma e Catania, dove i prefetti hanno nominato commissari”.
La gestione del Cara di Mineo è finita al centro di un’inchiesta per appalti truccati e sprechi di denaro pubblico, che vede indagato anche il sottosegretario all’agricoltura Giuseppe Castiglione. Nell’inchiesta su Mafia Capitale l’accoglienza dei migranti e le manovre per l’assegnazione di risorse erano, secondo gli inquirenti, tra i business principali dell’associazione criminale guidata da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi.
Alfano ha sostenuto in Aula che “il Ministero dell'interno è organo garante della trasparenza e della legalità, come dimostrato dal ruolo incisivo giocato dai prefetti di Catania e Roma attraverso il commissariamento di due delle società coinvolte nella gestione del Cara. Abbiamo tutto l'interesse che sia fatta piena luce su questa vicenda e che ne venga presto definito ogni aspetto, ricostruendo il quadro delle responsabilità”.
Secondo il ministro “si apre ora una prospettiva diversa, in cui si dovrà necessariamente riconsiderare il sistema di affidamento e gestione della struttura di Mineo. Sono convinto che, nel rispetto della condivisione con il territorio e gli enti che ne sono espressione, le soluzioni migliori non potranno ignorare il modello di governance nazionale, utilizzando, cioè, forme di gestione diretta, analogamente alla generalità degli altri centri governativi”.
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