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Accordo Italia-Libia. Amnesty: “Diritti umani a rischio”

“Nessuna garanzia per i richiedenti asilo, il governo si accontenta di rassicurazioni diplomatiche”. Touadi: “Cancellieri riferisca subito in Parlamento”

Roma – 19 giugno 2012 – Amnesty International Italia è preoccupata per l’accordo siglato il 3 aprile, a Tripoli, tra il ministro dell’Interno italiano, Annamaria Cancellieri e quello libico, Fawzi Al-Taher Abdulali. Secondo l’organizzazione umanitaria, infatti, nella Libia di oggi, “un paese nel quale lo stato di diritto è assente, in cui i cittadini stranieri languono in carcere alla mercé delle milizie che dirigono i centri di detenzione, sottoposti a maltrattamenti, sfruttamento e a lavoro forzato, un accordo sul contrasto dell’immigrazione illegale comporta rischi di gravi violazioni dei diritti umani”.

La Libia, ricorda Amnesty, non ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra del 1951 sullo status di rifugiati e considera tutte le persone come “migranti”, anche se tra di esse vi sono persone, come eritrei, etiopi e somali, che fuggono dalla persecuzione.

“Di fronte a tutto questo, è assai preoccupante la mancanza, nel nuovo accordo, di garanzie per i richiedenti asilo. Sembra che anche il governo italiano pensi che in Libia non ci siano persone bisognose di protezione internazionale. Non si prevede ad esempio un meccanismo di riferimento all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) per accedere a procedure di asilo”.

Amnesty entra poi nel dettaglio dell’accordo, notando che, nonostante le sue raccomandazioni, tra le attività di formazione della polizia libica non c’è alcun cenno all’accesso alle procedure d’asilo. Nega poi che esistano “centri di accoglienza” in Libia: Kufra è in realtà “un centro di detenzione durissimo e disumano”, e le atre strutture che si voglion riprisitinare con l’aiuto dell’ue sono stati finora “centri di detenzione, veri e propri luoghi di tortura”.

“L’Italia – aggiunge l’organizzazione – chiede alla Libia di prevenire le partenze e, come scritto alla fine del processo verbale, s’impegna a collaborare a questo scopo. Ciò, nella situazione attuale, significa che l’Italia offre collaborazione a mettere a rischio la vita delle persone che si trovano in Libia. Non è chiaro quali siano gli “accordi bilaterali in materia” citati nel testo e sarebbe invece importante capire a quali accordi ci si riferisca. Nella situazione attuale è da escludere che possano applicarsi in conformità con le norme internazionali sui diritti umani”.

Ad Amnesty il riferimento al rispetto dei diritti umani da parte della Libia “pare del tutto decorativo: sembra che il governo italiano si stia limitando a chiedere e ad accontentarsi di “rassicurazioni diplomatiche” da parte di uno stato che non è in grado di garantire il rispetto dei diritti umani di migranti, richiedenti asilo e rifugiati”.

Touadi (Pd): “Cancellieri informi immediatamente il Parlamento”

“Il ministro Cancellieri venga in Parlamento a riferire degli accordi con la Libia sui respingimenti: i diritti umani devono essere la base per una democrazia, non una clausola accessoria di un accordicchio segreto siglato fra tecnici” esorta Jean-Leonard Touadi , deputato del Partito Democratico.

“Sono mesi – dice il parlamentare – che chiediamo al governo una posizione chiara su questo tema. In una recente interrogazione urgente in Commissione Affari Costituzionali, il ministero dell’interno ci rispose che ogni azione comune con la Libia sarebbe stata improntata all’assoluto rispetto dei diritti umani, alla salvaguardia della vita degli uomini in mare, oltre che al rispetto della sentenza sui respingimenti italiani in mare della Corte di Strasburgo per i diritti dell’uomo, in quanto alto organo giurisdizionale europeo”.

“Anche il giorno stesso della condanna italiana – ricorda ancora Touadi – la posizione del governo ci sembro’ netta: il ministro Riccardi rilevo’ che la sentenza avrebbe fatto ripensare le nostre politiche sulle migrazioni, mentre lo stesso premier Monti ebbe a dire che quanto deciso dalla Corte sarebbe stato il faro delle azioni future dell’Italia. Evidentemente, pero’, quel faro si e’ spento. L’amicizia fra l’Italia e la nuova Libia sembra essere ispirata a quegli stessi sentimenti che animavano il rapporto fra Gheddafi e Berlusconi, ovvero il sacrificio dei diritti umani in nome di una zoppicante ragion di Stato”.

“Il nostro Paese – conclude il deputato del Pd – cosi’ facendo non solo smentisce se stesso ma ignora la sentenza della Corte di Strasburgo e, quindi, l’orientamento giuridico dell’Unione Europea. Chiediamo che il ministro Cancellieri informi immediatamente il Parlamento sui contenuti di quest’accordo: invece di affannarsi in accordi tecnici di basso cabotaggio, il governo dovrebbe impegnarsi esplicitamente perche’ la nuova Libia sottoscriva immediatamente le convenzioni internazionali sui diritti umani”.

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