Roma – 16 aprile 2012 –È morta stamattina alle porte della Capitale, in un incidente stradale sulla via Pontina, Lệ Quyên Ngô Đình, 53 anni, responsabile dell’Area immigrati della Caritas diocesana di Roma.
Nata a Saigon il 26 luglio 1959 – ricorda una nota della Caritas di Roma – Lệ Quyên Ngô Đình era arrivata in Italia con lo status di rifugiata nel 1990. Dal dicembre 1992 al novembre 1996 era stata responsabile del Centro ascolto stranieri della Caritas romana, dal dicembre 1996 rivestiva il suo attuale incarico, coordinando e supervisionando i servizi e i progetti destinati a immigrati, rifugiati e vittime di tratta: centri di ascolto, sportelli informativi, centri di accoglienza per uomini, donne e famiglie, asili nido.
Dal luglio del 2000 al dicembre del 2007 era stata anche responsabile del Coordinamento nazionale Asilo della Caritas italiana e del Progetto rifugiati, coordinando le attivita’ in materia di asilo di 46 Caritas diocesane. Membro della Commissione migrazioni di Caritas Europa, di cui era stata anche presidente, dal giugno 2009 era presidente sella sezione italiana dell’Associazione per lo studio del problema mondiale dei rifugiati, organizzazione non governativa a carattere internazionale, con status consultivo presso le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa”.
Per gli ‘eminenti servizi resi all’Italia’, su proposta del ministero dell’Interno, Lệ Quyên Ngô Đình nel 2008 è stata la prima in Italia a ricevere la cittadinanza italiana con decreto del Presidente della Repubblica. La motivazione: ‘Eccezionale interesse dello Stato’.
“La sua scomparsa e’ un grave lutto che ha colpito la Chiesa di Roma e tutto il mondo del volontariato e della solidarietà. Sconcerto, smarrimento e un sentimento di profondo dolore sono nell’animo di tutti gli operatori ei volontari della Caritas romana” commenta Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma.
”Lệ Quyên e’ stata un esempio – prosegue Feroci – La sua opera a favore degli ultimi e dei poveri, che per tanti anni ha svolto con entusiasmo e fede, e’ stata per noi un motivo di crescita umana e professionale. Sapeva coniugare le sue doti umane, l’esperienza che le derivava dall’essere una rifugiata, a una profonda fede in Dio e un radicato rispetto per l’uomo. Con i suoi consigli e il lavoro infaticabile sapeva ricordarci sempre che la nostra opera e’ per i poveri e gli svantaggiati. Siamo vicini alla sua famiglia e alla comunità parrocchiale di San Gregorio Barbarigo, dove con assiduità partecipava all”Eucarestia domenicale'”.