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Adozioni: “No alla scelta del colore della pelle”

L’Aibi chiede di fermare una prassi razzista. "Chi li vuole solo bianchi non è idoneo ad accogliere bambini"

Roma – 28 aprile 2010 – Gli aspiranti genitori non possono porre come condizione che il bimbo abbia la pelle chiara e tratti somatici "europei". Lo dice il sostituto procuratore generale della Cassazione Aurelio Golia, che ha chiesto alle sezioni unite civili di prendere posizione a riguardo.

A sollecitare una pronuncia definitiva della Cassazione e’ l’Ai.Bi. l’Associazione amici dei bambini presieduta da Marco Griffini su un caso avvenuto a Catania dove il Tribunale dei minori aveva accolto la richiesta di adozione di una coppia pur con il vincolo di non accettare bambini di colore. Ora la Procura di piazza Cavour, chiedendo l’accoglimento del ricorso dell’Aibi, sollecita una decisione della Cassazione in maniera tale che impedisca ai genitori di operare scelte razziste.

In particolare nel ricorso rivolto alla Procura della Cassazione, l’Aibi sottolinea che "la dichiarazione ‘mercantile’ delle coppie, come quella catanese, avallata dalla decisione del Tribunale, contrasta con il principio del migliore interesse del minore e rivela semplicemente una mancanza di requisiti necessari negli aspiranti genitori, posto che il minore che la coppia si affretta ad accogliere presentera’ certamente alcune problematiche in piu’ rispetto ad un minore che ha subito meno traumi". Secondo l’Associazione amici dei bambini, "tale dichiarazione avrebbe dovuto e dovra’ in futuro condurre i giudici a negare l’idoneita’ alle coppie".

Nella richiesta alla Procura della Cassazione il presidente dell’Aibi Marco Griffini rileva come il provvedimento del Tribunale per i minorenni di Catania, ormai incontrovertibile, "contrasta con principi e norme vigenti nell’ordinamento italiano in materia di adozione dei minori e di protezione dei minori" ed e’ "illegittimo anche perche’ contrario alla Convezione internazionale sulla eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale".

Per ora si conosce soltanto quel che pensa la Procura di piazza Cavour mentre per la decisione definitiva bisognera’ attendere il deposito delle motivazioni della sentenza. Il caso di Catania, dunque, non potra’ essere capovolto ma l’Ai.Bi, per il futuro, chiede alla Cassazione una pronuncia che sancisca "il diritto del minore a vivere, crescere essere educato nell’ambito della famiglia assicurato senza distinzione di sesso, di etnia, di eta’, di lingua, di religione e nel rispetto della identita’ culturale del minore e comunque non in contrasto con i principi fondamentali dell’ordinamento".

Una pronuncia, insomma, che d’ora in poi impedisca ad un Tribunale per i minorenni di dare l’ok all’adozione ad una coppia che rifiuta bimbi di colore. Cosa che non e’ avvenuta nel caso di Catania dove, come scrive l’Aibi nel ricorso alla Procura generale della Cassazione, "il Tribunale e’ giunto a recepire la dichiarzione della coppia, rivelatrice di un gravissimo limite nella disponibilita’ ad adottare e si e’ reso complice di dichiarazione che nella sostanza manifesta una discriminazione razziale".

Da qui la richiesta che l’Associazione amici dei bambini alla Procura generale di piazza Cavour a "proporre alla suprema Corte un ricorso nell’interesse della legge affinche’ si pronunci nell’interesse stesso della legge e illustri la corretta dell’art. 30 comma 2 della legge 184/1983" sull’adozione internazionale.

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