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African summer school (Verona, 30 luglio – 3 agosto)

Aperte le iscrizioni al primo centro di formazione in afro-business e incubatore di impresa

 

TORINO – Sono state aperte oggi, presso gli spazi di Rinascimenti Sociali, a Torino, le iscrizioni per la IV edizione dell’African Summer School di Verona, un corso full immersion di business focalizzato sul continente africano, teso a promuovere una nuova imprenditorialità giovanile e interculturale, in grado di cogliere le opportunità che l’interazione tra giovani italiani e stranieri offrono. Togo, Benin, Guinea Bissau e Rd Congo: questa è la provenienza degli insegnanti in prima linea che affronteranno in classe il tema della filosofia africana.

 “Durante l’inaugurazione della scorsa edizione – spiega Fortuna Ekutsu Mambulu, direttore dell’African Summer School –  l’ex ministro Cécile Kyenge, madrina della nostra scuola, ci aveva esortato ad esportare questa buona pratica in altri paesi europei. Da quest’anno il nostro corso avrà il suo primo affiliato a Bruxelles. Dopo anni di sacrifici e soddisfazioni, possiamo dire che la nascita di African Summer School Brussels è la conferma del successo di questo modello. Questa nuova realtà darà il via alla creazione di un network globale che, partendo da Verona, metterà in collegamento Africa, Europa e America”.

 Tra i partner delle scorse edizioni, oltre ad istituzioni finanziarie ed enti locali, figurano l’Università degli studi di Verona, SocialFare, Centro per l’innovazione sociale, e l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali. Il corso si terrà dal 30 luglio al 3 agosto a Verona. 

 Al termine del corso, gli studenti saranno invitati a stilare un progetto di micro-impresa. Il progetto migliore vince un premio in denaro e da un periodo di formazione presso i partner della scuola. Le proposte premiate negli anni passati sono:

•      Un progetto dedicato a un metodo innovativo per la conservazione dei pomodori. Progetto che sarà seguito da SocialFare – Sefi foods (terza edizione)

•      Uno studio di consulenza per l’edilizia ecosostenibile in Ghana (seconda edizione)

•      Uno stagno per gli allevamenti di pesci a Lomé, capitale del Togo, dove il consumo di pesce è elevatissimo ma attualmente basato sull’importazione. (prima edizione)

 

“L’esperienza formativa dell’African Summer School – dice Fartun Mohamed, team leader del progetto vincitore della terza edizione del concorso – è stata determinante per portare alla nascita del progetto Sefi Foods di imprenditoria sociale antispreco. Un progetto che nasce proprio grazie all’influenza del concetto di Rinascimento Africano, supportato costantemente dalla scuola, dal business plan al modello, fino a giungere alla collaborazione con Social Fare”.

 

In un’ottica di continuità e di conferma del percorso formativo sinora intrapreso, quest’anno la scuola mira ad esaltare il sapere prodotto dagli africani e afrodiscendenti in maniera particolare. Togo, Benin, Guinea Bissau e Rd Congo: questa è la provenienza degli insegnanti in prima linea che affronteranno in classe il tema della filosofia africana.

 

“Dopo aver visto gli africani soggetti attivi nel mondo, con il corso del 2013 – spiega Laura Fregi, vicedirettrice della scuola –  con una propria storia, nel corso 2014, ideatori di un concetto di modernità costruito su misura e che può portare alla rinascita del continente, nel 2015, ecco che quest’anno si cercherà di indagare su come gli africani ragionino e abbiano ragionato attorno alle questioni della razionalità e della conoscenza per affrontare le sfide dei loro tempi. Questo sotto la lente della storia, dell’economia e società e tenendo conto in Africa e nel mondo intero delle sfide globali del passato ma anche del presente – come ad esempio l’immigrazione”.

 

“Per quanto riguarda il tema dell’Afrobusiness e del concorso di business incubation per le migliori idee d’impresa elaborate dai partecipanti – conclude Fregi – accanto alla progettazione orientata verso i Paesi africani e da realizzarsi in Africa, quest’anno lasceremo spazio anche a progetti di business da lanciare in Europa, quindi anche in Italia, progetti che dovranno avere una forte identità e valenza africana: scelta dettata dall’esperienza di incubazione maturata e condivisa con i partner fin dal primo anno e per aprire possibilità di sviluppo e creatività imprenditoriale anche verso chi vive in Europa e vuole mettersi in gioco a partire dal suo contesto di riferimento”.

 

 

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