Roma – 21 giugno 2013 – Domenica prossima, l’Albania è chiamata ad eleggere i 140 membri del suo parlamento. Ma 1,3 milioni di emigrati, oltre un terzo degli elettori, rimarranno lontani dalle urne.
È triste costatare oggi che gli emigrati, pur essendo un azionista importante del sistema Albania, non hanno nessuna voce nelle decisioni politiche. Perché di fatto non votano. In 22 anni di democrazia albanese, pur mantenendo i nomi di chi vive all’estero negli elenchi degli elettori, non si è mai pensato di poter assicurare a questa fetta della popolazione la possibilità di esercitare dove veramente vive il diritto di voto.
In parole povere i 400 mila albanesi elettori residenti in Italia (circa 100 mila sono minori) devono prendere l’aereo o la nave e andare a votare nel seggio della città nativa, per poi tornare qui alla vita di ogni giorno. Qualcuno lo fa, magari con biglietti gratuiti offerti da questo o quello partito, ma la stragrande maggioranza, di fatto, non partecipa alle elezioni.
In questa campagna elettorale, almeno, si è notato un interesse delle principali forze politiche verso il voto degli emigrati. Più o meno dicevano: “venite a votare per noi questa volta, che la prossima voterete dove risiedete”. Promesse poco credibili, sia da una parte che dall’altra, visto che nessuno ha mai mosso un dito finora.
Nel frattempo, tra gli albanesi d’Italia cresce l’interesse verso la politica, c’è la convinzione ormai che per aver voce in capitolo è importante esercitare il diritto di voto, e non solo in Albania, ma anche nelle amministrative dei comuni italiani dove vivono orami da anni.
Nella conferenza “Gli immigrati albanesi nel contesto della collaborazione italo – albanese”, organizzata a Roma qualche mese fa dall’associazione italo-albanese Occhio Blu – Anna Cenerini Bova, si è parlato tra l’altro anche del voto.
Shqiponja Dosti, funzionaria CGIL, ha spiegato nel suo discorso le ragioni dell’importanza del voto di chi non vive in patria. “Vogliamo votare perché siamo impegnati dal punto di vista finanziario a fare piccoli investimenti e spesso in ottica di sviluppo sostenibile; perché le nostre rimesse inviate hanno davvero un ruolo importante nel welfare; perché paghiamo le tasse al livello locale anche se non abbiamo lì la dimora abituale; perché siamo ancora lontani dagli accordi di sicurezza sociale che porterebbe la totalizzazione dei contributi ai fini pensionistici; perché in fondo abbiamo anche un debito con l’Albania la quale ha comunque investito in passato sulla nostra istruzione; perché vivendo già nel territorio del Unione Europea svolgiamo un compito fondamentale al fine di favorire i processi di partecipazione nell’integrazione europea; perché siamo “ponte” tra la società di origine e di accoglienza, tra la società civile e le istituzioni”.
Poche settimane fa alcune associazioni di albanesi hanno organizzato una tavola rotonda sul tema “Diritto di voto e partecipazione civile”. In quell’occasione hanno deciso intraprendere l’iniziativa “Io Voto” che prevede una raccolta firme con la richiesta della possibilità di esercitare il diritto di voto da presentare alle autorità albanesi, italiane e europee e, in concomitanza con le elezioni albanesi, la simulazione delle procedure di voto presso le sedi delle associazioni.
“Domenica prossima, gli albanesi potranno votare in modo simbolico a Bologna, Parma, Arezzo, Fermo, Firenze, Milano, Torino, Ferrara, Pistoia, Rimini, Trieste Ravenna” spiega a Shqiptariiitalise.com Marselino Troshani coordinatore dell'Unione degli Studenti Albanesi di Bologna, uno dei promotori dell’iniziativa “Simuleremo il processo, ma nelle urne metteremmo un foglio bianco in segno di protesta”.
Auspicando che la prossima tornata elettorale gli albanesi d’Italia possano votare veramente, questa volta stiamo a guardare cosa sceglieranno anche per noi i connazionali in patria.
Keti Biçoku
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