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Altri sei mesi per i precari dell’immigrazione

La bozza del decreto mille proroghe fa slittare al 30 giugno 2012 la scadenza dei contratti dei 650 lavoratori a tempo determinato di Questure e Prefetture. “Indispensabili per la piena operatività degli uffici”

 

Roma – 22 dicembre 2011 – I precari dell’immigrazione vanno verso una nuova proroga. Non è certo la stabilizzazione che aspettano da anni, ma in tempi di vacche magre pare un traguardo in cui non molti, fino a qualche giorno fa, speravano.

Seicentocinquanta lavoratori a tempo determinato degli uffici stranieri delle Questure e degli  Sportelli Unici per l’Immigrazione rischiavano un capodanno amaro, segnato dalla scadenza dei loro contratti. Non se la sarebbero passata meglio centinaia di migliaia di utenti, immigrati e datori di lavoro italiani, che hanno bisogno di loro perpermessi di soggiorno, ricongiungimenti familiari, regolarizzazioni e assunzioni.

Prefetti e questori avevano scritto ai piani alti del Viminale paventando la paralisi dei loro uffici e a quanto pare non è stato inchiostro sprecato. Anna Maria Cancellieri, che da “interna” conosce bene la penuria di risorse umane del suo ministero, ha inserito anche i contratti dei precari dell’immigrazione tra le “mille proroghe”  del decreto che sarà domani sul tavolo del consiglio dei ministri, spostando la scadenza a fine giugno.

“Il termine di cui all’articolo 2, comma 6, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n.225, convertito , con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n.10, è prorogato sino al 30 giugno 2012” si legge nella bozza del decreto. Che aggiunge: “Agli oneri derivanti dal presente articolo, pari a 10,450 milioni di euro, si provvede mediante utilizzo delle risorse del fondo di cui all’articolo 33, comma 8, della legge 12 novembre 2011, n.183, nella quota parte destinata al Ministero dell’interno”.

Una breve relazione che accompagna la bozza spiega che in questo modo si intende garantire “la piena operatività” degli uffici che si occupano di immigrazione. Questi, “già fortemente impegnati nel completamento delle complesse procedure di emersione del lavoro irregolare, saranno ulteriormente impegnati nell’attuazione dell’Accordo di integrazione, la cui entrata in vigore dal prossimo mese di marzo richiederà uno straordinario sforzo organizzativo, con il determinante apporto della matura esperienza professionale ormai acquisita dal personale interessato”.

In altre parole: già oggi, senza queste risorse, Questure e Prefetture non potrebbero lavorare e a marzo, quando entrerà in vigore l’accordo di integrazione, diventeranno ancora più preziose. Tutto verissimo, ma allora come sarà possibile farne a meno dopo il 30 giugno?

Elvio Pasca

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