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Ama un italiano, uccisa dal padre

A Pordenone un caso simile a quello di Hina. Carfagna: "Assurda guerra di religione". Intellettuali musulmani: "No a strumentalizzazioni"

Roma 16 settembre 2009 – Marocchino e musulmano, non voleva che la figlia si legasse a un cattolico italiano. Sarebbe questo il movente (ancora da confermare) che ha portato El Ketawi Dafani a uccidere a coltellate la figlia diciottenne Sanaa e a ferire il fidanzato di lei, Massimo De Biasio, 31 anni

La tragedia si è consumata ieri a Montereale Valcellina, in provincia di Pordenone.  Una storia che, se verranno confermate le prime ricostruzioni, ricorda quella di Hina, la gioane pakistana uccisa a Brescia nel 2006 dal padre che non accettava il suo stile di vita troppo "italiano".

De Biasio ha raccontato che era in macchina con Sanaa, diretti al ristorante dove lei lavorava come cameriera e di cui lui è socio, quando hanno incrociato il padre. I due ragazzi si sono fermati, e si sono messi a parlare con El Katawi Dafani, ma la discussione e’  degenerata e l’uomo ha aggredito la figlia con un coltello.

De Biasio  ha cercato di disarmare l’uomo, riportando le ferite alle mani e  all’addome, e poi e’ riuscito ad allontanarsi di qualche metro nel  vicino boschetto e a lanciare l’allarme. Sanaa è invece stata colpita a morte: i sanitari del 118 l’hanno trovata agonizzante e i  carabinieri sopraggiunti subito dopo già morta.     

"Un delitto orribile, disumano, inconcepibile, frutto di una assurda guerra di religione che è  arrivata fin dentro le nostre case. Per questa ragione chiederò all’Avvocatura dello Stato di potermi costituire parte civile nel  processo, non appena sarà iniziato" commenta  il Ministro per le Pari  Opportunità, Mara Carfagna.     

"Casi terribili come questi ci inducono a proseguire la strada  del ‘modello italiano’ nell’integrazione degli immigrati: ciascuno, in Italia, deve avere il diritto di professare la propria fede come  crede, ma il Paese puo’ accettarlo soltanto se questa è rispettosa  dei diritti umani, compreso quelli delle donne, e delle leggi dello  Stato" aggiunge il ministro.

"Siamo rattristati per la diciottenne marocchina assassinata dal padre, ma non vorremmo che questo episodio di cronaca nera venisse strumentalizzato per lanciare l’ennesima campagna di demonizzazione dell’Islam” dichiara  in una nota Ahmad Gianpiero Vincenzo, presidente dell’associazione Intellettuali Musulmani Italiani, consulente per l’immigrazione della Commissione Affari Costituzionali del Senato e membro dell’Assemblea generale della Grande Moschea di Roma.

”Ne’ L’Islam, ne’ alcuna religione sulla terra possono giustificare l’omicidio – continua il presidente degli Intellettuali Musulmani – tanto meno quello dei propri figli. Non possono esserci motivi religiosi dietro gesti cosi’ efferati, ma solo violenza e ignoranza. Assurdo pero’, che per la follia di pochi sconsiderati, si cerchi di colpevolizzare interi popoli e civilta’".

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