Il ministro durante il question time:"E’ una convenzione di cui non siamo felici, obiettivo è arrivare ad un sistema Interno-Enti locali"
ROMA – Il sistema che affida a Poste italiane le pratiche per il rinnovo dei permessi di soggiorno è "zoppicante" e "costoso". E’ una convenzione che "abbiamo trovato" e di cui "non siamo felici".
Lo ha detto il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, nel corso del question time alla Camera.
"Il nostro obiettivo, esplicitato nel disegno di legge di riforma – ha ricordato Amato – è arrivare ad un sistema Interno-Enti locali. Le Poste hanno anche fatto un investimento tecnologico, ci hanno messo buona volontà, ma è un dato di fatto che il sistema, così com’é, è parecchio zoppicante". Intanto, ha sottolineato, "é molto costoso: settanta euro sono tanti per un rinnovo. Inoltre, è sistema per il quale è insufficiente l’assistenza di cui ciascun interessato può disporre per formulare alla perfezione la sua domanda, perché se non è formulata in modo perfetto, il computer la rigetta".
Il risultato, ha proseguito il ministro, "é che io in questo momento mi trovo davanti a 749.000 istanze di rinnovo e ne ho 272.000 bloccate in quanto anomale, cioé hanno qualche errore che può essere anche quello di una lettera sbagliata nel nome di una strada".
Un sistema, ha concluso, "nel quale l’immigrato possa trovare persone attorno a sé alle quali far verificare che la domanda è scritta correttamente prima di consegnarla allo sportello, acquista una speditezza che ci libererà dei problemi di oggi di cui posso solo scusarmi in Parlamento con coloro che ne pagano le conseguenze".
BOSSI – FINI HA FAVORITO CRIMINALITA’
"Contro le sue intenzioni, la legge Bossi-Fini ha favorito il legame tra immigrati irregolari e criminalità" – ha sottolineato il ministro.
"Io stesso – ha spiegato Amato – avevo sottolineato il 18 giugno scorso, nel presentare il Rapporto sulla sicurezza 2007 (al punto che qualche Governo di paese non italiano ha reagito in modo abbastanza risentito) che vi era una maggioranza di autori non italiani di reati predatori, in particolare nel Nord e che tuttavia occorreva distinguere tra immigrati regolari ed irregolari, perché la media della criminalità degli immigrati regolari corrispondeva a quella della criminalità nazionale".
"C’é un rapporto – ha osservato il ministro – tra essere irregolare ed essere legato alla criminalità. Per questo è importante che noi valutiamo le nostre leggi in ragione degli incentivi e disincentivi che offrono alla immigrazione irregolare".
Da questo punto di vista, ha proseguito, "se riusciremo in questo Parlamento a discutere sulla base dei dati di fatto e non dei pregiudizi, dovremo arrivare tutti a concludere che, non per sua intenzione, la Bossi-Fini ha finito per favorire l’immigrazione irregolare, adottando per tutti gli immigrati il congegno del contratto di soggiorno prefirmato all’uscita dal Paese di origine. Siccome ciò non era possibile per le badanti ed i lavoratori non qualificati – ha aggiunto – migliaia di persone sono entrate in Italia per farsi fare il contratto e sono cadute nelle mani della criminalità organizzata per fare il viaggio e sono rimasti spesso gestiti da loro".
(5 luglio 2007)
Stefano Camilloni