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Appello dei giornalisti a Maroni: “Ci lasci entrare nei Cie”

L’appello segue la lettera inviata al ministro poco meno di un mese fa dalla Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi) e dall’Ordine dei giornalisti, “che non ha mai avuto risposta”.

 

Roma, 8 luglio 2011 – I giornalisti tornano ad appellarsi al ministro degli Interni Roberto Maroni, affinche’ ritiri il divieto di ingresso nei centri di identificazione, accoglienza ed espulsione degli immigrati, scattato per i cronisti con una circolare dell’aprile scorso. Un veto che, denunciano oggi gli addetti ai lavori in una conferenza organizzata alla Sala della Stampa estera di Roma, “costituisce un vero e proprio bavaglio per tutta la stampa, italiana e internazionale”.

L’appello segue la lettera inviata al ministro poco meno di un mese fa dalla Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi) e dall’Ordine dei giornalisti, “che non ha mai avuto risposta”. Eppure il veto di ingresso nei Cie “limita il dovere di informare liberamente i cittadini, in ottemperanza dell’articolo 21 della Costituzione”, denuncia Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine.

“Evidentemente – riflette – siamo scomodi se facciamo il nostro lavoro”. “Quella del ministro e’ una circolare pericolosa – gli fa eco Roberto Natale, presidente della Fnsi – il fatto di non farci entrare legittima ogni sospetto su quel che avviene all’interno dei Cie, ogni ipotesi potrebbe essere valida. E quel che piu’ ci ferisce – aggiunge – e’ stato leggere che il divieto scatta per evitare che i giornalisti intralcino le attivita’ rivolte ai migranti. Noi non siamo d’intralcio, vogliamo solo fare il nostro lavoro: raccontare”.

Per Jean Leonard Touadi, deputato del Pd, “l’Italia e’ ormai entrata in un regime di apartheid”, un infelice ingresso segnato dall'”introduzione del reato di immigrazione clandestina: perdendo il diritto di soggiorno si perde il diritto all’esistenza”. Eppure il nostro Paese “ha applaudito alla rivoluzione dei gelsomini, peccato che una volta giunti in Italia quei ragazzi che hanno vissuto la rivoluzione sulla loro pelle hanno scoperto che i gelsomini in Italia non crescono affatto”.

“I giovani rinchiusi nei Cie – incalza – hanno capito che per loro l’inferno non era finito, e ora guardano al nostro Paese smarriti, derubati del loro futuro”. Mentre Touadi parla, alle sue spalle vengono proiettate le immagine dei Cie riprese nei blitz di alcuni parlamentari: a loro l’accesso non e’ vietato. Mura scrostate, materassi rotti e divelti a terra, nella sporcizia, lavelli che perdono acqua, panni messi ad asciugare sulle inferriate arrugginite. “E’ per questo – accusa – che i Cie vengono resi inaccessibili, ma noi dobbiamo rompere il silenzio su quel che sta accadendo li’ dentro”.

“La situazione – aggiunge il giornalista e deputato Furio Colombo, presidente del Comitato per i Diritti Umani della Camera – e’ gravissima. Non esiste una percezione della violazione costante dei diritti umani che abita quei centri. Maroni sta fabbricando nel mediterraneo un’odiosa immagine dell’Italia. E’ arrivato il momento di dire basta”, conclude.

 

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