Reclutati in 650 per la regolarizzazione. Si aggiungono ad altrettanti lavoratori a tempo dal destino incerto
Roma – 4 febbraio 2010 – Stanno arrivando in questi giorni nelle prefetture e nelle Questure di tutta Italia i nuovi lavoratori interinali della regolarizzazione. Di scaglione in scaglione, alla fine saranno seicentocinquanta quelli reclutati per smaltire le trecentomila domande presentate dalle famiglie per altrettante colf e badanti.
I loro contratti dicono che rimarranno al massimo per sei mesi. Ma la storia di chi li ha preceduti insegna che questo potrebbe essere solo l’inizio di un chissà quanto lungo percorso di precariato tra gli uffici Pubblica Amministrazione che si occupano di cittadini stranieri. Dove fino ad oggi le politiche del personale vengono gestite come se l’immigrazione fosse sempre un’emergenza.
Ne sanno qualcosa i seicentocinquanta lavoratori a tempo determinato che già lavorano tra Questure e Sportelli Unici. Tanti di loro iniziarono come interinali nel 2003, poi nel 2008 conquistarono un contratto da dipendenti di due anni più uno. Con l’ultima proroga, “scadranno” a dicembre prossimo. Poi?
"Poi? Non si sa. Il Ministero sta cercando il modo per stabilizzarli, magari trovando un aggancio a una vecchia finanziaria, ma per ora una soluzione non è stata trovata" dice Fabrizio Spinetti, coordinatore nazionale FP CGIL presso il Ministero Interno.
"Finora negli uffici sono arrivati rinforzi a furia di ordinanze di protezione civile, ma questi lavoratori sono indispensabili per l’ ordinaria amministrazione dell’immigrazione, dai ricongiungimenti ai permessi di soggiorno. Se a fine anno queste persone perderanno il posto, chi farà quello che fanno ogni giorno nelle Questure e negli Sportelli Unici?" chiede Spinetti.
Veterani in scadenza
Rebecca (il nome vero preferisce non dirlo) è una veterana. "Sono entrata come interinale nel 2003, con la sanatoria della Bossi-Fini. Sono andata avanti con contrattini da uno a tre mesi, con un’unica interruzione di sei mesi, poi ne ho avuto uno di un anno e nel 2008 ho vinto il concorso da dipendente a tempo determinato. Lo scorso dicembre mi hanno confermato per un altro anno" racconta.
Lavora allo Sportello Unico per l’Immigrazione della capitale. "Con i colleghi a tempo determinato facciamo di tutto, front e back office, archiviazione, contenzioso. Nel SUI di Roma ci sono solo sei lavoratori a tempo indeterminato, poi ci sono venti di noi a tempo determinato e alcuni lavoratori a progetto del Formez. Ora arrivano gli interinali".
Ma come si lavora sapendo che tra qualche mese si perde il posto? "Male, noi ci impegniamo ma questa situazione non può non pesare. Eppure abbiamo compiti delicati: se ad esempio per questa regolarizzazione sbagli a trascrivere un nome, falsi i controlli sull’identità del lavoratore straniero".
Intanto, con la regolarizzazione, l’Italia avrà 300mila immigrati regolari in più. Fanno trecentomila permessi da rinnovare ogni anno e chissà quanti ricongiungimenti familiari. "Senza personale negli uffici, come pensano di fare? Si ragiona – sottolinea Rebecca – come se l’immigrazione fosse una cosa passeggera, come se dovesse finire da un momento all’altro. Non è così, sappiamo tutti che non si fermerà".
Elvio Pasca