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Asili: Il Comune di Milano risarcirà la mamma clandestina

Per il Tribunale Civile la circolare che escludeva i figli di immigrati irregolari dall’iscrizione alle materne è "discriminatoria"

Milano – 24 luglio 2008 – Un risarcimento simbolico di 250 euro, più le spese, e la possibilità di portare la figlia a scuola a testa alta. Questa la rivincita ottenuta dalla donna marocchina che aveva presentato ricorso al Tribunale Civile, contro la circolare del Comune di Milano che escludeva, dall’iscrizione alle scuole materne, i figli di immigrati irregolari.

“Si tratta di un risarcimento simbolico infatti – dice Livio Neri, legale che ha difeso la signora insieme al collega Alberto Guariso – ma importante per il suo significato. Con questa sentenza il giudice ha riconosciuto un danno morale per aver subito una discriminazione da parte del Comune”.

A febbraio, con un’ampia ordinanza, il giudice della prima sezione civile Cesare Marangoni, aveva sancito “il carattere discriminatorio” della circolare, ordinando a Palazzo Marino di cambiare comportamento e di “rimuoverne gli effetti”. E ora è stata depositata la sentenza di merito che “condanna il Comune di Milano al risarcimento a favore della ricorrente”: 250 euro appunto, “oltre agli interessi legali dalla data della presente sentenza fino all’effettivo saldo”.

Anche le spese di giudizio sostenute dalla donna, 3.150 euro più Iva, saranno a carico del Comune. Nella sentenza, il giudice ribadisce il “carattere discriminatorio posto in essere mediante l’emanazione della circolare n. 20 del 17 dicembre 2007 del Settore Servizi all’Infanzia nella parte in cui subordina l’iscrizione del minore extracomunitario all’ottenimento da parte della famiglia del medesimo del permesso di soggiorno”.

Rileva anche, però, come la “materia del contendere” sia stata superata da quando il Comune ha revocato la circolare, limitando i requisiti per le iscrizioni – oltre alla graduatoria relativa alla situazione economica – alla sola residenza nel territorio, dimostrabile con qualsiasi documento”.

Al momento la donna marocchina autrice del ricorso è ancora clandestina, ma sua figlia è stata ammessa all’asilo, in quanto rientra nella graduatoria. “La nostra assistita – spiega l’avvocato Livio Neri – vive in Italia da 15 anni e dopo la gravidanza ha perso il lavoro e di conseguenza il permesso di soggiorno. Ne ha fatto richiesta presso il Tribunale dei minori, visto che deve prendersi cura delle due figlie minorenni, ma finora non ha ottenuto risposta”.

Antonia Ilinova

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