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Asili nido, in Veneto nuove norme contro i figli degli immigrati 

Legge dà la precedenza ai genitori che risiedono o lavorano nella Regione da 15 anni. “Privilegiamo il legame col territorio”

 

Roma – 15 febbraio 2017 – Precedenza ai figli dei veneti d.o.c nelle graduatorie degli asili nido. I bambini che hanno la sfortuna di avere mamma e papà immigrati, dall’estero o anche da un’altra Regione d’Italia, finiranno in coda. 

È il risultato di una legge approvata ieri dal Consiglio Regionale Veneto a maggioranza leghista. Finora l’unica precedenza riconosciuta nella formazione delle graduatorie dei nidi riguardava i bambini disabili. Il testo presentato dai tosiani Maurizio Conte e Giovanna Negro prevede che subito dopo tocchi ai  figli di “genitori residenti in Veneto da almeno 15 anni”, anche in modo non continuativo, o che comunque da almeno 15 anni lavorano nella Regione. 

Anche se non ci sono distinzioni per cittadinanza, è chiaro quali saranno le prime famiglie penalizzate dal nuovo criterio: il 20% dei neonati in Veneto ha ormai entrambi i genitori stranieri. Ne faranno però le spese anche le famiglie italiane che si sono trasferite da poco nella Regione, la regola “prima i Veneti” colpisce infatti indifferentemente tutti i nuovi arrivati. 

“Riteniamo si debbano privilegiare quei cittadini che dimostrano di avere un serio legame con il territorio della nostra Regione” ha spiegato Negro.  Per Conte “è giusto dare ancora un segnale dopo che il Governo ha impugnato il riconoscimento della minoranza del popolo veneto, è giusto dare priorità di diritti a chi vive e continua a credere nella propria terra, e quello del nido è un importante servizio a sostegno della famiglia”.

“È un’altra legge ‘leghistissima’ e fortemente ideologica che incide sull’autonomia dei Comuni e impedirà di fare graduatorie rispettose dei bisogni reali di chi deve inserire i figli negli asili nido. È un provvedimento sbagliato e siamo molto preoccupati per gli effetti negativi che andrà a produrre: dalla minor attrattività del Veneto per le giovani coppie all’esclusione di tante famiglie vulnerabili” attacca Claudio Sinigaglia (Partito Democratico).

Ora gli occhi sono puntati su Palazzo Chigi. Il governo potrebbe infatti decidere di impugnare la legge regionale davanti alla Corte Costituzionale.

 

EP

 

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