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Assegni familiari. I Comuni: “Spettano o no a chi ha la carta di soggiorno?”

L’Anci chiede al ministero delle politiche sociali chiarezza sull’aiuto concesso alle famiglie numerose. “Una direttiva europea equipara i soggiornanti di lungo periodo ai cittadini Ue”

Roma – 15 gennaio 2013  – L’assegno che i Comuni versano alle famiglie che hanno almeno tre figli minori e un reddito basso spetta anche ai cittadini extracomunitari titolari di una carta di soggiorno?

Le sentenze di diversi tribunali dicono di sì, l’Inps sostiene che questa aiuto è riservato a italiani e comunitari.  L’associazione nazionale dei comuni italiani chiede al ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di fare chiarezza.

Il presidente dell'Anci, Graziano Delrio ha inviato una lettera al sottosegretario Maria Cecilia Guerra. Chiede “l'emanazione di una specifica direttiva del ministero che possa dare espressamente agli Enti locali l'indicazione sulla concessione dell'assegno familiare anche ai cittadini non comunitari 'soggiornanti di lungo periodo'''.

Delrio richiama  le normative che stabiliscono la  concessione dell'assegno a favore dei nuclei familiari composti da cittadini italiani, estese poi anche ai nuclei ''nei quali il richiedente sia cittadino di un Paese facente parte dell'Unione Europea''. E quindi evidenzia i contenuti di una Direttiva europea che prevede ''che il 'soggiornante di lungo periodo' goda dello stesso trattamento del cittadino nazionale per quanto riguarda le prestazioni”.

“Tutto cio' premesso – sottolinea il presidente dell’Anci – i Comuni si trovano a tutt'oggi di fronte al dilemma se riconoscere la provvidenza anche ai cittadini non comunitari 'soggiornanti di lungo periodo', in assenza di una formale direttiva del ministero competente e rischiando eventuali responsabilita' erariali, o negare la concessione basandosi  sul mero dato testuale, pagando con ogni probabilita' le spese legali di soccombenza per comportamento razzista e discriminatorio assunto in violazione della Direttiva Ue sopra citata''.

Da qui la richiesta di una direttiva ministeriale ''per evitare che i Comuni incorrano nelle spese legali legate ad eventuali contenziosi in relazione ad azioni giudiziarie anti-discriminazioni promosse da cittadini stranieri oppure, in caso di concessione del contributo, in possibili procedimenti dinnanzi alla Corte dei Conti per asseriti danni erariali''.

 

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