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Assegno famiglie numerose. I giudici insistono: “Spetta a chi ha la carta di soggiorno”

Nuova sentenza del tribunale di Pescara: “Agli stranieri lungosoggiornanti stessi diritti dei comunitari”. Ma l’Inps continua a fare resistenza, e il governo tace

Roma – 11 aprile 2013 –  L’Inps resiste, i Comuni chiedono lumi al governo e questo tace. I giudici, però, parlano chiaro: l’assegno per le famiglie numerose spetta anche ai cittadini extracomunitari, se hanno in tasca una carta di soggiorno.

L’ultima sentenza arriva dal tribunale di Pescara, che qualche giorno fa ha accolto il ricorso di un immigrato senegalese residente a Montesilvano contro l’Inps e il Comune. L’uomo, che ha tre figli, un redito piuttosto basso ed è titolare di un permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo (la cosiddetta carta di soggiorno), si era visto infatti negare quell’aiuto, con la giustificazione che questo spetta solo a cittadini italiani o comunitari.

È quello che continua ad essere scritto anche sul sito dell’Inps, dove si legge che “hanno diritto all’assegno per il nucleo familiare dei Comuni” solo “i cittadini italiani o comunitari residenti nel territorio dello Stato”. Una versione sconfessata però già da diversi tribunali (Milano, Gorizia, Padova, Roma…), in base al fatto che i cittadini stranieri “lungo soggiornanti” secondo la direttiva europea 109/2003, recepita in Italia dal decreto legislativo n. 3/2007, vanno equiparati ai comunitari per l’accesso alle prestazioni di assistenza sociale.

La pensa così anche il Carlo Maffei, giudice del lavoro di Pescara, secondo il quale l’Inps e il comune di Montesilvano hanno compiuto una discriminazione. Quindi, come si legge nella sentenza pubblicata dall’Associazione  Studi Giuridici sull’Immigrazione, li ha condannati a versare l’assegno al senegalese, insieme agli interessi maturati finora.

Sulla questione è intervenuta a gennaio anche l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, che si trovano stretti tra le indicazioni dell’Inps e le sentenze che li condannano a versare l’assegno (e a pagare le spese legali). L’Anci ha quindi chiesto al governo una direttiva univoca su come regolarsi, ma finora non ha ricevuto risposta.

EP
 

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