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Assistenza sanitaria. Geraci (Simm): “La parola d’ordine è inclusione”

“Bene l’accordo, ora lo applichino tutte le Regioni. Ci sono troppe disuguaglianze e l’informazione è ancora molto debole”

Roma – 8 gennaio 2013 – “Nell’accordo non ci sono vere novità. Per la prima volta, però, si è fissato un il livello interpretativo al quale tutte le Regioni devono allinearsi. Per alcune è già così, per altre no e dovranno quindi  raggiungere dei livelli di assistenza finora non previsti. La chiave di volta del documento è l’inclusione, cercare cioè di accogliere tutti nel sistema sanitario”.

Dietro le nuove “Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera” c’è anche la mano di Salvatore Geraci, medico, Responsabile Area sanitaria della Caritas e coordinatore dei  Gruppi Immigrazione e Salute della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni. La SIMM ha partecipato alla stesura del documento insieme alle Regioni e nei prossimi mesi i GrIS lavoreranno perché venga effettivamente applicato.

Qual’ è la conquista più importante?
Probabilmente il fatto che i minori d’ora in poi hanno diritto ovunque, indipendentemente dalla regolarità del soggiorno, all’iscrizione al servizio sanitario nazionale e quindi ad avere un pediatra. Una cosa che era prevista solo in Puglia, dove tra l’altro non era ancora operativa, in Toscana e in Umbria. Le evidenze scientifiche dimostrano  che i figli degli irregolari si ricoverano in condizioni più gravi, perché è carente l’assistenza pediatrica di base, nonostante la convenzione internazionale sui diritti del fanciullo.

Spostandosi da una Regione all’altra si notano quindi disuguaglianze nell’assistenza sanitaria agli immigrati?
Disuguaglianze enormi, come dimostra anche uno studio della Caritas patrocinato dalla SIMM. Le faccio un esempio: la Puglia prevede per gli irregolari anche l’accesso al medico di base, la Lombardia non ha attivato nemmeno gli ambulatori di primo livello e quindi, se non ci fossero strutture del privato sociale come l’Opera San Francesco o il Naga, chi non ha un permesso di soggiorno e non si sente bene potrebbe rivolgersi solo al Pronto Soccorso.

L’Italia come si colloca nel panorama internazionale?
Dal punto di vista teorico siamo molto avanti, abbiamo uno dei sistemi migliori a livello mondiale. Questo grazie alla nostra Costituzione, che prevede un’assistenza universalistica per l’individuo, non solo per il cittadino, come invece succede in molti altri Paesi. La normativa sugli extracomunitari, grazie anche alle indicazioni della società civile, del volontariato e degli operatori pubblici  è all’avanguardia già da diversi anni, almeno dal 1995. Paradossalmente quella per i comunitari, finora, non era allo stesso livello.

Perché?
Perché seguiva direttive europee, e quindi si adeguava a uno standard più basso rispetto a quello previsto dall’Italia per gli immigrati. Ora l’accordo tra Stato e Regioni sana questa situazione, riconoscendo per esempio l’assistenza gratuita anche ai comunitari  che non hanno una copertura sanitaria in Italia e che sono indigenti, così come succede per gli Stranieri Temporaneamente Presenti.

Cosa si potrebbe migliorare?
Il nostro sistema continua a scontare grosse disuguaglianze, che però non riguardano solo gli stranieri, ma in generale tutti i soggetti più deboli. Si può ancora intervenire sulla normative, ma soprattutto c’è molto da fare sulla formazione degli operatori e bisogna creare una reale rete collaborativa tra pubblico, volontariato e società civile che renda il sistema permeabile, davvero aperto a tutti.

Gli immigrati conoscono i loro diritti sull’accesso alle cure?
L’informazione è ancora molto debole. Ieri mattina ci ha chiamato una cittadina filippina disperata , che aveva paura di andare in ospedale. Una donna povera, senza permesso di soggiorno, che credeva che non sarebbe stata curata e temeva di essere espulsa. Bisogna informare il più possibile gli immigrati, così come lavorare con gli operatori, che spesso hanno una scarsa conoscenza della normativa e dell’immigrazione in generale e possono portarsi dietro pericolosi pregiudizi.

Elvio Pasca
 

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