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Bufale. “Ebola a Lampedusa”, ma era un’infezione intestinale

L’epidemia in Africa Occidentale scatena una nuova crociata contro gli immigrati. E mentre i leghisti chiedono un cordone sanitario, una notizia falsa fa il giro dei social network

Roma – 17 aprile 2014 – Dagli all’untore! L’accoppiata immigrazione e malattie è particolarmente cara ai cantori dell’invasione, sempre pronti a lanciare crociate contro gli stranieri dipingendoli come una pericolosa minaccia per gli italiani.

Stavolta c’è un’occasione ghiotta: l’epidemia del virus Ebola che sta mietendo vittime in Guinea e si sta allargando anche a Liberia e Sierra Leone. Un dramma confinato per ora in Africa occidentale, ma che ha fatto drizzare le antenne anche alle autorità sanitarie di altri Paesi del mondo, preoccupate che il contagio, in tempi di globalizzazione, possa varcare i loro confini.

Il 4 aprile il nostro ministero della Salute ha inviato una circolare agli Uffici di sanità marittima, area e di frontiera, ai ministeri della Difesa e degli Esteri, all’Enac, alla Croce Rossa Italiana e agli ospedali Spallanzani di Roma e Sacco di Milano, specializzati in malattie infettive.

Nella circolare si chiede “ogni utile azione di vigilanza in riferimento ad arrivi diretti o indiretti” dalla aree a rischio e di prepararsi a mettere in isolamento eventuali casi sospetti. È scattato insomma un doveroso stato d’allerta, senza alcun riferimento diretto agli immigrati, ma è chiaro che anche il personale medico impegnato nell’accoglienza di quanti affrontano il Mediterraneo per arrivare in Italia terrà gli occhi aperti.

“Ogni giorno sbarcano sulle nostre coste varie centinaia, a volte migliaia di «richiedenti asilo», provenienti anche dalle zone dove si sta sviluppando l'epidemia” denunciano i deputati Guido Guidesi e Marzo Rondini. Che chiedono “nuove e più stringenti misure sanitarie al fine di tutelare i cittadini e gli operatori che vengono a contatto con gli immigrati clandestini”. Quali? Interrompere lo “smistamento” degli immigrati in Italia e predisporre un “cordone sanitario al fine di tutelare la popolazione impedendo gli sbarchi”.

A questo punto, per dare inizio alla caccia all’immigrato, basta farne ammalare uno di Ebola. Anche per finta. Ad esempio con un articolo pubblicato dal blog Corrieresalute.altervista.org che ha fatto il giro dei social network. Si intitolava “Ebola primo caso in Italia – Lampedusa lancia l’allarme” ed era accompagnato dalla terrificante l’immagine di un uomo africano con la bocca aperta insanguinata.

Per capire quanto l’articolo fosse poco fondato, bastava leggere il testo: “Secondo alcune voci sul posto, alcuni individui presentano degli stati influenzali molto simili alla fase d’incubazione dell’ebola. Le autorità sanitarie insieme all’esercito stanno programmando l isolamento dell’isola in caso di contagio. Si pensa che tra altri extracomunitari sbarcati sulle coste siciliane, la possibilità di soggetti infetti è molto alta”. Nessun primo caso, quindi, ma solo “voci”, e “possibilità”.

La psicosi, però, è partita, e quell’articolo ha fatto il  giro dei social network prima di essere cancellato dal blog. Oggi infatti, allo stesso link, si trova questo messaggio: “L’articolo è stato rimosso in seguito a sollecitazione da parte della sicurezza nazionale. Nell’isola di Lampedusa non è presente nessun contagio. Le forze dell’ordine e il ministero della salute stanno vigilando 24 ore su 24. Il caso sospetto era dovuto ad un infezione intestinale provocato da cibo avariato consumato sul barcone”.

Insomma, il caso di Ebola a Lampedusa era solo una bufala. Chissà però per quanto tempo continuerà ad alimentare la propaganda delle crociate anti immigrazione.

Elvio Pasca
 

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