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Cittadinanza. Fini: “Con ius sanguinis non si sfruttano tutte le energie dell’Italia”

“La legislazione attuale crea un problema. Negli  Stati uniti  l’8% di nuovi cittadini, da noi appena lo 0,5%”

Roma – 15 novembre 2012 –  “La legislazione sulla cittadinanza basata sullo ius sanguinis crea un divario e una difficolta’ per la nostra societa’. Impedisce di impiegare al meglio le energie potenziali di coloro che potrebbero essere cittadini ma non lo sono ‘pleno jure'”.
Lo ha detto ieri il presidente della Camera, Gianfranco Fini, durante la presentazione del volume di Francesco Antinucci, ‘Cosa pensano gli americani (e perchè sono così diversi da noi)’.

Secondo Fini “l’esperienza americana in materia di integrazione e di cittadinanza offre preziosi punti di riferimento a un Paese come l’Italia che in pochi decenni si e’ trasformato, da terra di emigrazione, in terra di immigrazione e che di conseguenza e’ chiamata a trovare soluzioni nuove e avanzate”.

“Deve fare profondamente riflettere – ha aggiunto – il fatto che negli Stati Uniti coloro che sono diventati cittadini dopo l’immigrazione rappresentano circa l’8 per cento della popolazione, in Italia sono invece, stando ai dati del 2008, appena lo 0,5”. Una diversita’ questa, ha sottolineato Fini, legata alla prevalenza nella nostra legislazione del principio dell’appartenenza etnica, “espresso nello jus sanguinis, nonostante gli ingenti flussi migratori che, da anni, interessano strutturalmente il Paese al pari degli altri, maggiori Paesi europei”.

“Riflettere su un modello di nazione rappresentato dagli Stati Uniti – ha concluso il presidente della Camera – significa riscoprire un’idea di patriottismo liberale e democratico legato ai capitoli piu’ fecondi della cultura politica europea e da sempre contrapposta a ogni forma di nazionalismo etnico”.

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