Nessun intervento in discussione generale, nessuna proposta di modifica depositata in Commissione. Di Maio: “Faremo la nostra parte”. Quando?
Roma – 2 maggio 2016 – “Ci stiamo ancora lavorando, sono tanti…” La valanga di emendamenti alla riforma della cittadinanza (meglio “contro” la riforma), sta mettendo a dura prova anche la proverbiale efficienza degli addetti alla documentazione di Palazzo Madama.
Nel mega fascicolo formatosi la scorsa settimane ce ne sono oltre settemila, ma per sapere cosa dicono nel dettaglio bisognerà ancora aspettare. Prima vanno catalogati e messi in ordine, poi toccherà alla presidenza della Commissione Affari Costituzionali dare il via libera alla pubblicazione e informare i senatori che possono dare un’occhiata a come i loro colleghi pensano cambiare le nuove regole per diventare italiani.
Intanto, è confermato che i più spropositatamente prolifici (settemila emendamenti) sono stati i senatori della Lega Nord. Con rodata tecnica ostruzionista, hanno ripetuto un esercizio già visto in passato, spostando virgole e parole o trovando sinonimi per moltiplicare magicamente gli stessi testi. Pochissimi, invece, quelli del Partito Democratico, che si tiene stretto l’impianto già approvato alla Camera dei Deputati.
Tra questi estremi si collocano gli altri gruppi, con una vistosissima eccezione. A Stranieriinitalia.it risulta infatti che il Movimento 5 Stelle non ha presentato alcun emendamento. Un silenzio in linea con quello tenuto durante la discussione generale in Commissione, che non ha visto interventi grillini.
Solo prima della discussione generale, mentre si esaminavano le questioni pregiudiziali, si era fatto vivo Vito Crimi, per dire che serviva tempo per “esaminare nel merito i disegni di legge”, anche “al fine di apportare alcune modifiche. Ad esempio, sarebbe opportuna una verifica della conoscenza della lingua italiana”. L’esame nel merito ci sarà pure stato, ma per ora di quelle “modifiche” non c’è traccia.
La riforma della cittadinanza al M5S va bene così com’è? Una settimana fa, ospite a “Che Tempo che Fa” Luigi Di Maio ha detto: “Attualmente c’è una proposta di legge al Senato che si sta discutendo, a cui stiamo prendendo parte in Commissione affari costituzionali, che ci lascia perplessi per i metodi di concessione della cittadinanza. Faremo la nostra parte. Il mio sentiment è che se una persona parla bene l’italiano, conosce bene la nostra cultura ed è nata in Italia ha il diritto di essere cittadino italiano”.
Quali sono le “perplessità” di Di Maio e degli altri? Mistero. Senza tirare fuori le parole in libertà scritte qualche anno fa Beppe Grilllo sul suo blog, quando definì la riforma “senza senso”, e al di là delle dichiarazioni in televisione, forse sarebbe ora che il M5S qualche parola sul tema la dicesse ufficialmente anche in Parlamento.
Se e quando si arriverà al voto in Aula, che farà il M5S? Alla Camera si è astenuto. “Come tante altre leggi del PD, questa sulla cittadinanza è una legge pressoché inutile e, inoltre, non semplifica l’ordinamento, bensì, come le leggi a cui ci avete abituato, complica lo scenario legislativo” sostenne il 13 ottobre scorso, durante la dichiarazione di voto finale, l’onorevole Riccardo Nuti.
Se la pensano così, i grillini si asterranno anche in Senato? Per il regolamento di Palazzo Madama, l’astensione equivarrebbe a un voto contro. Se proprio non vogliono dire la loro senza influire sul risultato delle votazioni dovrebbero uscire dall’Aula. Anche così, però, certificherebbero che la riforma che può far diventare italiani un milione di figli di immigrati al M5S non interessa.
Elvio Pasca