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Francesco Spano è il nuovo direttore dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali

Avvocato ed esperto in multiculturalismo, arriva alla guida dell’Unar dopo mesi di impasse. Autonomia, strumenti e risorse per rilanciare il braccio istituzionale della lotta al razzismo in Italia

Roma – 18 gennaio 2015 – Dopo essere rimasto per mesi senza vertice e a ranghi ridotti,  inevitabilmente costretto a lavorare a rilento, l ’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali ha un nuovo direttore.  A Francesco Spano, nominato qualche giorno fa da Palazzo Chigi, il compito di far ripartire un’istituzione che il governo sembrava aver messo colpevolmente in stand-by. 

Spano, 38 anni, arriva all’Unar dopo essere stato segretario generale del MAXXI, il museo nazionale delle arti del XXI secolo. Alle spalle ha però diverse esperienze in linea con l’impegno che lo aspetta alla guida del braccio istituzionale della lotta al razzismo in Italia, in particolare sul fronte della multiculturalità

Avvocato e docente universitario, tra le altre cose ha insegnato al Master in Culture e mediazione dell’Università La Sapienza di Roma e in quello in Gestione dei conflitti interculturali dell’università di Pisa. È stato inoltre coordinatore della Consulta giovanile nazionale per il pluralismo religioso e culturale, istituita nel 2007 dall’allora ministro dell’Interno Giuliano Amato, del quale è stato collaboratore.

Spano prende il posto di Marco De Giorgi, il cui mandato si è concluso qualche mese fa senza rinnovo sugli strascichi del caso Meloni”. La leader di Fratelli d’Italia aveva proposto infatti di bloccare gli ingressi di musulmani in Italia per prevenire il terrorismo e l’ex diretto dell’Unar l’aveva invitata a evitare “generalizzazioni e stereotipi”. Per questo intervento, il governo aveva annunciato contro di lui un’indagine interdisciplinare. 

L’Unar, intanto, non solo è rimasto senza un direttore, ma ha perso buona parte degli esperti che in questi anni ne hanno permesso il funzionamento, dai sociologi agli addetti stampa. I loro contratti di consulenza non sono stati rinnovati, non sono arrivati altri esperti  e intanto si è bloccata anche l’attività su alcuni progetti per i quali erano state reperite non senza difficoltà risorse dai fondi europei. 

Il caso Meloni è stato solo la spia di un’annosa debolezza dell’Unar, che continua a dipendere da palazzo Chigi nonostante la direttiva europea per la quale  è stato istituito raccomandi piena autonomia. Difficile fare lotta al razzismo, ad esempio, se al governo ci sono partiti xenofobi, oppure occuparsi di tematiche LGBT (area sulla quale l’organismo ha progressivamente ampliato le sue competenze) se queste cozzano con l’anima cattolica più integralista di alcune maggioranze. 

Può l’Unar essere davvero indipendente e svolgere efficacemente il suo ruolo? Con quali competenze, strumenti e risorse? È da queste domande che parte la difficile sfida del neodirettore Francesco Spano.

Elvio Pasca

 

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