Sessantamila posti in palio tra materne, elementari, medie e superiori. E stavolta il ministero dell’IStruzione non taglia fuori i cittadini extracomunitari
Roma – 29 febbraio 2016 – Oltre sessantamila posti di lavoro per altrettanti insegnanti, tra materne, elementari, medie e superiori. Il maxi concorso per la scuola appena bandito dal governo darà una cattedra a tantissimi maestri e prof e stavolta possono provarci anche gli stranieri
Scrivendo i requisiti per la partecipazione, il ministero dell’Istruzione si è infatti ricordato di rispettare le regole sull’accesso degli immigrati al pubblico impiego. In tutti i bandi pubblicati venerdì scorso c’è infatti scritto che nella domanda di partecipazione bisognerà indicare il possesso della cittadinanza italiana o di uno degli stati membri dell’Unione Europea, oppure le “condizioni di cui all’art. 7 della legge 6 agosto 2013, n. 97”.
In quelle “condizioni” rientrano anche molti cittadini extracomunitari. Sono infatti i familiari di cittadini Ue, i titolari dello status di rifugiato o di protezione sussidiaria e soprattutto, visto che rappresentano la maggior parte degli interessati, i titolari di “permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo”, la cosiddetta carta di soggiorno, documento che hanno ormai oltre la metà degli stranieri in Italia.
In passato al ministero dell’Istruzione non erano stati così attenti, dimenticandosi a più riprese che anche gli immigrati, a determinate condizioni, possono essere assunti nelle scuole.
Nel 2012, ad esempio, in un altro concorso per insegnanti, il ministero inserì tra i requisiti solo la cittadinanza italiana o dell’Ue, fino a quando un giudice, dopo una causa antidiscriminazione, lo costrinse ad ammettere anche una giovane seconda generazione di origine croata (al tempo la Croazia era extraue). Anche nel 2014, quando cercava segretari e bidelli, il ministero pubblicò un altro bando discriminatorio, salvo poi tornare sui suoi passi. Stavolta, per fortuna, è partito col piede giusto.
Elvio Pasca