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Lavoro. Lo studio: “Quattro immigrati su 10 lasceranno l’Italia se non termina la crisi”

Indagine condotta dall'Associazione Bruno Trentin-Isf-Ires della Cgil su un campione di oltre mille immigrati provenienti da diverse aree del mondo, in 10 regioni del nord, centro e sud Italia.

Roma, 28 settembre 2013 – Quattro immigrati su dieci pensano di non poter restare piu' in Italia e di dover riprendere un nuovo percorso migratorio verso altri paesi europei o di rientro nei paesi di origine. E' l'effetto della lunga crisi economica che pesa drammaticamente su tutto il mondo del lavoro ma che incide anche piu' gravemente sui lavoratori immigrati, in gran parte dequalificati, e sempre piu' preoccupati di perdere o di non trovare piu' occupazione.

E' questo uno dei risultati di un'indagine condotta dall'Associazione Bruno Trentin-Isf-Ires della Cgil su un campione di oltre mille immigrati provenienti da diverse aree del mondo, in 10 regioni del nord, centro e sud Italia.

I risultati della ricerca dell'Associazione Trentin 'Qualita' del lavoro e impatto della crisi tra i lavoratori immigrati' veranno presentati il 2 ottobre alle 10 presso la sede della Cgil nazionale, alla presenza del vice ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Cecilia Guerra. Interverra' il presidente dell'Associazione Fulvio Fammoni e concludera' i lavori il segretario confederale della Cgil Vera Lamonica. Il quadro che emerge dall' indagine, cosi' come dai dati Istat – si legge in una nota -, descrive ancora una volta un lavoro immigrato dequalificato, in cui non c'e' quasi mai progressione di carriera e che rimane fortemente confinato nei settori a minor valore aggiunto.

La crisi ha colpito l'occupazione, le retribuzioni e le condizioni di lavoro, e l'effetto e' che aumentano gli orari ma diminuiscono le giornate lavorative, aumenta il lavoro nero, le forme di falso part time e il falso lavoro autonomo. Ma soprattutto, aumentano le paure e quella di perdere o non trovare piu' lavoro coinvolge la quasi totalita' degli immigrati, perche' il lavoro, oltre a garantire un reddito e una vita dignitosa e' la condizione senza la quale non e' possibile soggiornare regolarmente nel nostro paese. Dunque i lavoratori sono piu' ricattabili e le condizioni di lavoro, gia' molto problematiche, diventano ancora piu' vessatorie.

Anche chi vive in Italia da molti anni (e sono la grande maggioranza degli immigrati), non sembra che sia riuscito a superare le dinamiche discriminatorie di un mercato del lavoro duale e, purtroppo, anche per le seconde generazioni il percorso di piena acquisizione dei diritti di cittadinanza appare molto difficoltoso. Non e' un caso, dunque, se 4 immigrati su 10 pensano di dover intraprendere un nuovo percorso migratorio che avrebbbe effetti non solo sulle esistenze degli immigrati stessi, ma anche sul sistema paese. Gli immigrati rappresentano oltre il 10% del pil italiano, contribuiscono a sostenere il welfare previdenziale e offrono una compensazione demografica. Inoltre c'e' un rischio di depauperamento professionale, considerando che le persone piu' motivate a partire sono quelle piu' giovani e piu' istruite.
 

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