La prima soldatessa musulmana dell’Esercito italiano. "Il velo no, ma rispetto gli obblighi del Ramadan"
Aosta – 18 settembre 2008 – Nabila El Habachi, origini marocchine, cittadinanza italiana: non ci sarebbe nulla di strano in una società che si sta affermando sempre più multietnica. L’eccezionalità sta nel fatto che Nabila è la prima donna musulmana ad entrare a far parte dell’Esercito italiano. Una novità per l’Italia insomma, che a differenza di altri paesi gode di un’immigrazione ancora giovane. Tanto da potersi sorprendere se al posto del burqa una donna musulmana porta il pittoresco cappello degli alpini.
La diciottenne Nabila è nata in Italia, ultima dei dieci figli di un operaio che, dopo essere emigrato quarant’anni fa, prima a Sarno, in provincia di Salerno e poi a Mozambano, in provincia di Mantova, è rimasto invalido per un incidente sul lavoro.
La scelta nell’intraprendere la carriera militare ha ricevuto il sostegno della sua famiglia. E ora Nabila El Habachi si trova in veste di volontaria in ferma prefissata di un anno presso la caserma Castello Cantore sulla collina di Aosta. Ha attirato l’attenzione dei media perché tra poche settimane riceverà il grado di caporale degli Alpini e ha già le idee chiare su quello che vorrebbe fosse il suo futuro: "a tredici anni ho avuto come un’illuminazione – racconta Nabila -, mio cugino è anche lui soldato, lavora in Francia con l’Unicef. Mi sono innamorata di questo mestiere e ho deciso di entrare anch’io nell’esercito del mio Paese".
Parla del suo arruolamento come la realizzazione di un sogno: "dopo la mia prima domanda mi sono trovata qui tra gli Alpini – dice Nabila – il lavoro è quello di un soldato, uguale per tutti, maschi e femmine, e il rapporto con le colleghe è ottimo, ci si aiuta a vicenda: essere Alpini significa anche questo. Personalmente mi auguro di poter aiutare il mio Paese grazie anche alla mia conoscenza della lingua e della cultura araba ".
La sua scelta professionale convive benissimo anche con gli obblighi del Ramadan. Infatti Nabila dice di rispettare senza problemi l’impegno del digiuno e della preghiera musulmana che la sua fede gli impone in questo periodo. “Sono credente anche se non frequento sempre la moschea – spiega – e per quanto riguarda il non mangiare la carne di maiale, in mensa trovo sempre un’alternativa”.
"Questa di Nabila è una bella storia di integrazione – ha commentato il generale Claudio Berto, comandante del ‘Centro Addestramento Alpino’, – a fronte di tante storie brutte che si sentono in televisione o si leggono sui giornali. È chiaro che lei si sente prima di tutto una cittadina italiana, è ben inserita anche nel tessuto sociale esterno, e la sua aspirazione era proprio di fare il militare. Tutte le esigenze particolari che può avere vengono tenute nella giusta considerazione”.
“In ogni caso – ribadisce Berto – l’Esercito è fatto da persone ma anche da regole che permettono la perfetta integrazione di tutti: noi abbiamo la nostra disciplina e questa vale per tutti, per il generale come per il caporale. Il fatto che Nabila sia una donna ora non rappresenta più una notizia perché di personale femminile nelle forze armate ce n’é. Tutte le ragazze che si sentono di poter fare questo lavoro io le vedo semplicemente come persone che possono portare esperienza, entusiasmo, intelligenza e voglia di fare".
a.i.