Lo scorso anno i nuovi italiani hanno chiesto il 7% dei mutui, l’11% dei prestiti finalizzati, il 15% dei prestiti personali. Crif: “Importante opportunità di business per gli operatori di settore”
Roma – 3 aprile 2013 – La crisi economica si sente tra gli immigrati, ha causato “una contrazione dei consumi e una minor propensione all’investimento nell’acquisto dell’abitazione”, eppure “la domanda di credito da parte dei nuovi Italiani nel corso dell’intero anno 2012 ha rappresentato una quota pari al 12% del totale delle richieste inoltrate dalle famiglie a banche e società finanziarie”.
Lo rivela il I Rapporto sulla domanda di credito da parte di cittadini non Italiani”, realizzato da CRIF sulla base delle richieste di credito rilevate sul proprio sistema di informazioni creditizie nel corso dello scorso anno. Secondo il quale è praticamente tutto il mondo a chiedere finanziamenti in Italia: nel 2012 sono state registrate richieste da parte di cittadini provenienti da ben 209 Paesi.
L’accesso al credito, sottolineano gli esperti, è “assolutamente cruciale nel processo di inclusione sociale dei nuovi Italiani, che non possono prescinderne per pianificare e sostenere i consumi della famiglia o per lo sviluppo di un’attività di impresa”. Inoltre, “una quota significativa dei cittadini non Italiani residenti nel nostro Paese ha un’età compresa tra i 25 e i 44 anni, ovvero proprio in quelle classi in cui si concentra maggiormente l’esigenza di consumi e di investimenti anche di medio-lungo termine, legati ad un progetto di vita”.
Nel corso del 2012 oltre un quinto del numero totale di richieste di finanziamento effettuate da cittadini non Italiani è stato inoltrato da Rumeni (oltre mezzo milione di domande, pari al 22% del totale), seguiti dagli Albanesi (con il 6,1% del totale) e dai Marocchini (con il 5,7%). Seguono le richieste da parte di Filippini, Tedeschi e Svizzeri (tutti con una quota vicina al 4%) e di Peruviani (2,9%).
Il rapporto sottolinea il dato della comunità cinese, che si colloca al 4° posto assoluto per presenze, con circa 210.000 residenti e una quota pari al 4,59% del totale, mentre il ranking per numero di richieste di credito la vede solo al 27° posto, con una quota pari all’1% . Questo “a dimostrazione della spiccata propensione verso forme di finanziamento alternative, riconducibili prevalentemente alla cerchia familiare o amicale”.
Entrando nel dettaglio, per i mutui immobiliari la quota di richieste inoltrate da cittadini non italiani nel corso del 2012 ha rappresentato il 7% del totale. Il 18% di queste richieste (per un importo medio di 116.656 euro) arrivava dai cittadini rumeni, seguiti dai cittadini albanesi con una quota del 12% (i.m.105.079 Euro), a distanza troviamo tutte le altre etnie cominciando dagli svizzeri 126.610 Euro con una quota del 6% (i.m. 126.610 Euro).
Nei prestiti finalizzati le domande degli immigrati rappresentavano l’11% del totale. Anche in questo caso il primato tocca ai rumeni, con il 24 % delle richieste (i.m. 3.415 Euro), seguiti, a grande distanza, dagli albanesi con il 7% (i.m. 4.494 Euro )e dai cittadini del Marocco con una quota del 6% (i.m. 2.332 Euro).
Relativamente ai prestiti personali, infine, il 15% delle richieste è arrivato da non italiani. In particolare, la quota parte di domanda proveniente dai cittadini della Romania è stata del 24% (i.m. 8.515 Euro), contro il 6% dei filippini (9.750 Euro) e dei marocchini (8.004 Euro).
“Nel complesso, l’aumento della presenza di cittadini stranieri stabilmente residenti nel nostro Paese fa sì che, parallelamente, si sia consolidata l’esigenza di accedere alle diverse forme di credito bancario, creando una importante opportunità di business per gli operatori di settore, che hanno cominciato a guardare con crescente attenzione a questo segmento di clientela ed anche a svviluppare prodotti dedicati “ commenta Simone Capecchi, Direttore Sales & Marketing di CRIF.
“D’altro canto – aggiunge Capecchi – la domanda di credito rappresenta uno dei driver principali per l’integrazione sociale ed economica di cittadini provenienti da altri Paesi, che hanno scelto l’Italia per un progetto di vita e di radicamento sul territorio pur con tutte le incertezze derivanti dalla perdurante fragilità del contesto economico”.