Il leghista è accusato di diffamazione aggravata dal razzismo, ieri la prima udienza. “Mi sono scusato e lei aveva accettato le scuse”
Roma – 27 giugno 2014 – È passato meno di un anno da quando Roberto Calderoli, dal palco della festa della Lega Nord a Treviglio, se ne uscì con un paragone razzista che fece il giro del mondo: “Quando viene fuori la Kyenge resto secco. Io sono amante degli animali, però quando vedo uscire delle sembianze da orango, io resto ancora sconvolto”.
Seguirono giorni di polemiche e richieste di dimissioni dalla carica di vicepresidente del Senato, che il leghista lasciò cadere nel vuoto. Lui si limitò a scusarsi con l’allora ministra dell’Integrazione, derubricando le sue parole a una battuta di cattivo gusto. La storia, però, non è chiusa.
Per quella “battuta”, Calderoli è stato infatti rinviato a giudizio per diffamazione aggravata dall’odio e dalla discriminazione razziale e ieri a Bergamo c’è stata la prima udienza del processo, la cosiddetta udienza di smistamento. Il giudice ha accolto l’elenco dei testimoni ed è stata respinta la richiesta dell’avvocato di Calderoli di inviare gli atti del processo al Parlamento.
La prossima udienza è prevista per il primo luglio, quando verrà trascritto l’audio di quella sera a Treviglio. Il 30 settembre, poi, inizieranno a parlare i testimoni, tra i quali ieri il giudice ha ammesso, su proposta dell’accusa, anche Cècile Kyenge.
Calderoli, intanto, non vuole più parlare della vicenda. “Ciò che dovevo dire l’ho detto, mi sono scusato e Kyenge aveva accettato le scuse. In Parlamento abbiamo dedicato due sedute all’argomento, ne hanno parlato a lungo i giornali. Ora attendo cosa decideranno i giudici”
EP
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I GIORNI DELLA VERGOGNA. GLI INSULTI A CÈCILE KYENGE E ALL'ITALIA