La Uil sull’aggressione a Paolo Cagna Ninchi. “Clima d’odio. 160 mila persone tenute ai margini della convivenza civile e spesso segregate in campi malsani e illegali”
Roma – 9 novembre 2016 – L’aggressione a Paolo Cagna Ninchi è “certamente motivata dal clima d’odio da tempo istigato anche mediaticamente contro le popolazioni Romanì”. È ora che le istituzioni di muovano per combattere il razzismo e tutelare questa minoranza, anche riconoscendola ufficialmente come tale.
Lo scrive il Dipartimento Politiche Migratorie della UIL, commentando la violenza subita a Milano dal presidente dell’associazione Upre Rom, in quanto “marito della zingara che va in televisione” (parole testuali dell’aggressore rimasto sconosciuto). “Il riferimento è alla moglie di Paolo, Djiana Pavlovic, attrice ed attivista di origine Sinti da tempo impegnata in campo sociale. Djiana è stata anche uno sponsor importante della campagna per la riforma della legge sulla cittadinanza “L’Italia sono anch’io”.
“Ci chiediamo – si legge una nota del sindacato – se le autorità non sentano la necessità è l’urgenza di avviare una campagna mediatica di sensibilizzazione e di lotta alle discriminazioni ed all’emarginazione verso una componente della popolazione che conta in Italia oltre 160 mila persone. Popolazione tenuta ai margini della convivenza civile e spesso segregata in campi di raccolta malsani ed a volte illegali.
La UIL “sostiene da tempo e ribadisce la necessità di un riconoscimento della popolazione Romanì, quale minoranza linguista e culturale, condizione che aiuterebbe una loro maggiore inclusione sociale, così come previsto dalle normative dell’Unione Europea”.